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Inevitabilmente mia
Capitolo 1
La stanza da bagno era satura di vapore, Matteo aveva passato molto tempo sotto il getto dell’acqua calda pensando e ripensando al motivo per cui Gloria non l’avesse contattato. Era passata una settimana da quando si erano incontrati in quel piccolo bar di fronte al suo ufficio e di lei ancora nessuna notizia.
Uscito dalla doccia, si infilò l’accappatoio e si posizionò davanti allo specchio: la sua immagine era completamente offuscata, ma nonostante questo Matteo rimase inerme ancora immerso nei suoi pensieri. Quasi con un gesto meccanico pulì lo specchio utilizzando uno di quei piccoli asciugamani che era abituato a tenere accanto al lavandino.
Aveva scosso la bomboletta della schiuma e aveva premuto l’erogatore creando una palla di soffice mousse sulla mano che aveva terminato, ruotando il polso, con un ricciolo verso l’alto. L'aveva accuratamente distribuita sul volto facendo attenzione a ricoprire ogni parte del viso da rasare scendendo sistematicamente lungo il collo. Lo aveva fatto in modo automatico mentre i suoi pensieri vagavano tra i perché, i forse e i può darsi di quel mancato contatto. La lama scivolava sulla sua pelle liscia e tesa e ogni risciacquo del rasoio lo chiamava a sé stesso e a ciò che doveva fare.
Mentre si faceva la barba continuava a pensare che non era così che aveva immaginato la sua serata.
La festa per il 50º anniversario della società creata da suo nonno, gestita da suo padre e che un giorno sarebbe stata sua, era stata organizzata in ogni minimo particolare. Aveva passato intere giornate a scegliere la sala, le decorazioni, le tovaglie e i piatti che sarebbero stati serviti, i vini e i dolci che avrebbero accompagnato lo svolgimento della serata. Aveva dato il meglio di sé non solo per l’azienda, ma anche perché sarebbe dovuto essere l’occasione per il suo primo appuntamento con Gloria.
Almeno era così che lo aveva immaginato: nella sua mente aveva previsto ogni singolo momento. Nel primo pomeriggio la sarebbe andato a prendere, l’avrebbe portata in un paio di negozi di abbigliamento, che gli aveva suggerito sua sorella, per scegliere un abito adatto alla serata e avrebbero preso insieme un cappuccino con tanta schiuma come avevano fatto durante il loro primo incontro. Si sarebbero salutati in serata per poi ritrovarsi nuovamente poco più tardi e recarsi al Grande Hotel Imperiale dove si svolgeva l’evento.
Forse aveva sbagliato tutto. Ricordava ad un tratto, in modo chiaro e lampante, quella ragazza timida e semplice alla quale non piace mettersi in mostra. Forse non avrebbe comunque accettato, si sarebbe sentita a disagio e avrebbe bruciato comunque l’occasione di avvicinarla.
La sua testa era piena di dubbi che diventavano sempre più fitti e pesanti.
Ad ogni modo tutte le previsioni e qualsiasi programma avesse pensato era andato in fumo per via di quella chiamata mai arrivata.
La madre di Matteo lo aveva contattato nel pomeriggio
- Matteo hai una ospite con la quale partecipare all’evento? -
- No, mamma - rispose rammaricato Matteo
- Guarda caso Clara, la figlia di Andrea l’amico di tuo padre, é disponibile e si è offerta di accomodarti questa sera. Ti aspetta alle sette in punto. - disse in modo piuttosto autoritario sua madre.
- Si è offerta, un corno… - borbottò Matteo
- Cosa caro? Non ti sento! Ci vediamo questa sera, non fare tardi! - ordinò la madre e riagganciò.
Matteo era costretto a passare la serata con la figlia del migliore amico di suo padre con la quale i genitori speravano di combinare un matrimonio molto favorevole per entrambe le famiglie.
Clara era sicuramente graziosa, di buona educazione e gentile, ma lui non trovava interesse per lei, non suscitava in lui nessuna emozione e non riusciva a convincersi ad averne. Nella sua testa oramai c’era solo Gloria della quale però temeva di aver perduto ogni traccia.
Allora, quando si erano incontrati, gli era sembrato troppo sfacciato chiederle il numero di telefono così aveva optato per lasciarle il suo biglietto da visita convinto che lo avrebbe chiamato. Era possibile che lei non non avesse interesse in lui? Era stato l’unico a provare quella bellissima sensazione di complicità?
Matteo non si dava pace e più ci pensava più aveva la sensazione di aver perduto una bellissima occasione.
Adesso però non c’erano alternative: doveva prepararsi, andare a prendere Clara e presentarsi nel salone dell’hotel entro un’ora.
Indossò il completo scuro acquistato per l'evento con camicia e cravatta abbinate, si spruzzò il profumo delle occasioni speciali e si avviò al cancello oltre il quale l’auto lo stava aspettando.
Prevedendo una serata in cui avrebbe bevuto alcolici Matteo aveva noleggiato un mezzo di rappresentanza con autista.
Salì e si diresse all’indirizzo dell’abitazione di Clara.
Davanti al portone la donna stava aspettando il suo cavaliere. Aveva un’abito lungo, color avorio che rifletteva qualsiasi bagliore di luce rendendo prezioso e unico ogni suo passo. La stoffa avvolgeva il suo corpo esile senza stringerlo e delineava gentilmente le forme. Uno spacco laterale profondo e audace impreziosiva la figura. Nonostante Clara fosse già piuttosto alta aveva scelto di calzare un decolté a tacco alto e sfilato. Sopra le spalle un scialle in pelliccia color rosa cipria smorzava i toni troppo ricchi dell’abito mono spalla.
Portava i capelli tirati indietro in una acconciatura forzata, ma d’effetto che li lasciava scivolare all'indietro dritti fino a metà schiena. Il trucco di quella sera era inaspettatamente marcato, dalle sfumature decise tra il marrone e il color oro. Alle orecchie indossava degli orecchini pendenti di gran effetto seppur delicati.
Matteo scese dall’auto e, come l’occasione richiedeva, la salutò.
Clara era visibilmente emozionata, era innamorata di lui fin da quando lo aveva conosciuto al liceo e lui lo sapeva.
Nell’andarle incontro aveva cercato in sé il sentimento in cui i suoi genitori speravano tanto, ma aveva trovato solo affetto e ammirazione.
Se ne uscì con un
- Ciao Clara, sei splendida. - ma lo disse con un tono di circostanza che ne rovinò l’effetto.
Era sempre così con Matteo, aveva pensato Clara. Ogni volta che dovevano incontrarsi lei riservava tutte le speranze in quell’occasione come se fosse un appuntamento, ma lui finiva per dimostrarle inequivocabilmente il suo poco interesse.
Così ricambiò i complimenti senza entusiasmo.
Sapeva che non era interessato a lei, non aveva mai dimostrato altro che non fosse semplice affetto, ma non riusciva a voltare pagina e guardare altrove.
Il fatto inoltre che i genitori appoggiassero una loro eventuale unione faceva riaffiorare i suoi sentimenti e alimentava il suo desiderio.
Matteo le aprì la portiera dell’auto e l’aiutò a salire in macchina accostandole l’abito alle caviglie prima di chiudere la portiera.
L’auto arrivò al Grand Hotel Imperiale e si fermò davanti all’ingresso che per l’occasione era stato spalancato, un tappeto rosso indicava la via dall’esterno sino alla sala, di lato due imponenti composizioni floreali e un cartonato di un certo valore sponsorizzavano l’evento.
Matteo scese dall’auto e si avviò dall’altro lato, aprì la portiera a Clara e allungò la sua mano verso di lei in segno di invito.
Clara l’afferrò e uscì dall’auto, poi si mise accanto a lui e afferrò il braccio, che Matteo gli aveva offerto, con entrambe le mani.
Clara era raggiante e piena di speranze, Matteo si convinse a dare inizio allo spettacolo e insieme si avviarono verso la sala.