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Il segreto dell'isola di vetro
Capitolo 12
Aurora si sforzò di mantenere un'espressione neutra mentre Riccardo entrava nella cucina, ma il battito accelerato del cuore la tradiva. Poteva ancora sentire il calore delle labbra di Leonardo sulle sue, il tocco delle sue mani sui fianchi. Si scambiò un'occhiata veloce con lui, ma Leonardo si era già chiuso in un'espressione impassibile.
Riccardo si stiracchiò leggermente, ignaro della tensione nell'aria. "Buongiorno. Non avrei mai pensato di trovare già qualcuno sveglio." Si avvicinò con un sorriso e si versò una tazza di caffè. "Stanotte ho dormito da Dio. E voi?"
Aurora deglutì. "Io... non molto."
"Non mi sorprende," commentò Riccardo, lanciandole un'occhiata carica di premura. "Dopo quello che è successo, devi essere ancora scossa."
Leonardo si voltò bruscamente, prendendo una mela dal cesto e mordendola con troppa forza. Aurora avvertì la sua frustrazione come un'onda invisibile che riempiva la stanza.
"Già," rispose, cercando di non incrociare il suo sguardo. Serrò la mascella, ancora irritato per l'interruzione. Fra i denti, borbottò a sé stesso: Devo dire alla servitù di non far entrare nessuno senza il mio consenso… L'idea che Riccardo potesse aggirarsi per la villa come e quando voleva lo infastidiva più di quanto potesse ammettere. E non era solo per la sua presenza ingombrante o per i suoi modi affettati con Aurora. No, era qualcosa di più profondo, più istintivo. Un fastidio che gli bruciava dentro, più simile alla gelosia di quanto fosse disposto ad ammettere.
Riccardo si sedette accanto a lei, con fare protettivo. "Non dovresti restare da sola in questi giorni. Se vuoi, possiamo allontanarci un po' dalla villa, almeno finché le acque non si calmano."
Leonardo colpì la mela sul tavolo. "Ah, certo. Ottima idea. Fuggire invece di cercare di capire chi ha attaccato Aurora."
Riccardo alzò un sopracciglio. "Mi sembra ovvio che qualcuno voglia farci smettere di indagare. Ma stare qui, in attesa di un altro attacco, non mi sembra molto saggio."
Aurora sospirò, massaggiandosi le tempie. "Non voglio fuggire. Voglio capire."
Un silenzio denso si insinuò tra loro. Leonardo sembrava soddisfatto della sua risposta, Riccardo invece annuì, anche se meno convinto.
Poi un brivido improvviso le corse lungo la schiena. L'aria nella stanza cambiò.
La temperatura si abbassò impercettibilmente, e un vento leggero—impossibile, visto che tutte le finestre erano chiuse—fece ondeggiare la tovaglia di carta sul tavolo.
Aurora rabbrividì.
Leonardo si irrigidì. "L'hai sentito anche tu?"
Riccardo li guarda, confuso. "Sentito cosa?"
Aurora non rispose. Lentamente, si alzò in piedi, i battiti del cuore che acceleravano per un motivo completamente diverso rispetto a prima.
Era una sensazione che conosceva.
Si voltò lentamente, e lì, sulla soglia della cucina, la vide.
Maddalena.
La figura eterea della donna fluttuava appena sopra il pavimento in un bagliore soffuso. Il vestito antico ondeggiava leggermente come mosso da una brezza invisibile, e i suoi occhi, quegli occhi che Aurora ormai riconosceva, erano fissi su di lei.
"Aurora…"
La voce era un sussurro, un soffio di vento tra le pareti della villa.
Leonardo e Riccardo videro il fantasma nello stesso istante. Riccardo sbiancò, mentre Leonardo si irrigidì. La figura eterea di Maddalena de' Medici aleggiava davanti a loro. Un sussurro appena percettibile, quasi un lamento, fece gelare il sangue nelle vene di entrambi.
Aurora sentiva il cuore battuto più forte mentre fissava la figura eterea di Maddalena De Medici davanti a loro.
Lo spettro non era mai stato così nitido. Il suo volto, velato da un pallore spettrale, aveva un'espressione intensa, come se il tempo non avesse cancellato l'angoscia che portava con sé.
"Sangue e cenere... il debito va pagato."
Riccardo, fino a quel momento immobile e distante, sussultò visibilmente. Per un istante il suo volto perse ogni traccia di sicurezza, le pupille si dilatarono come se avesse sentito qualcosa di molto più di un semplice sussurro.
Leonardo si accorse immediatamente della sua reazione e scattò in avanti, afferrandolo per il polso. "Che significa? Cosa sai?"
Aurora non distoglieva lo sguardo dal fantasma, come ipnotizzata. Maddalena si voltò leggermente, puntando un dito verso di lei. "State scavando dove non dovreste… qualcuno vi osserverà morire."
Aurora sentì la paura strisciarle sulla pelle, fin nelle ossa, ma fu Riccardo a rompere il silenzio con una voce che non sembrava più la sua, roca e tesa.
"Basta con queste sciocchezze," borbottò, facendo un passo indietro. "Non c'è nessun debito, nessuna maledizione. Sono solo storie."
Leonardo lo fissò, stringendo ancora il polso dell'investigatore. "Tu sai qualcosa, Riccardo. Chi ci sta osservando?"
Riccardo si liberò con uno strattone e si passò una mano sul viso, evitando lo sguardo di entrambi. "Dobbiamo andarcene da qui."
Aurora lo scrutò con attenzione. "Perché?"
Il fantasma svanì di colpo, come se l'aria stessa l'avesse inghiottito, lasciandoli immersi in un silenzio opprimente.
Leonardo fu il primo a spezzare il silenzio. "Non ha senso scappare," disse a denti stretti, gli occhi puntati su Riccardo. "Se siamo un bersaglio, allora dobbiamo capire chi ci sta dando la caccia e perché."
Dopo l'apparizione di Maddalena, Aurora non riusciva a scacciare dalla mente quelle parole enigmatiche, mentre Leonardo appariva più teso che mai. Riccardo, invece, si era chiuso in un silenzio ostinato.
Quella notte, Aurora non riusciva a dormire. Si alzò dal letto e scese al piano inferiore, attratta da un'ombra che si muoveva oltre le grandi finestre del salone. Si fermò sulla soglia, trattenendo il fiato.
Leonardo era lì, seduto su una poltrona, un bicchiere di whisky tra le mani. Gli occhi fissi su un punto indefinito, come perso nei suoi pensieri. Quando la vide, alzò appena lo sguardo.
"Non riesci a dormire?" chiese con voce più bassa del solito.
Aurora scosse la testa e si sedette accanto a lui. "Ho la sensazione che qualcosa ci sfugga. Come se ci fosse un disegno più grande che non riusciamo a vedere."
Leonardo annuì lentamente. "E se ci fosse qualcuno che non vuole farcelo vedere?"
Si guardarono per un lungo istante. Entrambi avevano la stessa intuizione, ma nessuno voleva pronunciarla ad alta voce.
Fu allora che sentirono un rumore.
Un fruscio fuori dalla finestra, il rumore appena percettibile di passi sul ghiaietto del giardino. Leonardo si alzò di scatto e si avvicinò alla finestra, socchiudendola con cautela. Aurora trattenne il respiro.
"Niente," mormorò, richiudendo i vetri. "Ma qualcuno era qui. Ne sono sicuro."
"Pensi che sia la stessa persona che mi ha aggredita?"
"Forse," rispose Leonardo. "O forse qualcun altro ci sta osservando."
La mattina seguente, Riccardo apparve più cupo del solito. Durante la colazione, sembrava perso nei suoi pensieri e giocava distrattamente con il cucchiaino nel caffè.
Leonardo lo osservava attentamente. "A cosa stai pensando, Riccardo?"
L'investigatore alzò lo sguardo, ma non rispose subito. Poi, con un tono misurato, disse: "Forse dovremmo smettere di cercare."
Aurora aggrottò la fronte. "Cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che forse stiamo andando troppo oltre. Qualcuno ci sta avvertendo. E forse dovremmo ascoltarlo."
Leonardo si irrigidì. "Non mi sembra da te voler mollare proprio ora."
Riccardo sorrise, ma il suo sguardo non aveva traccia di divertimento. "Forse perché so più di quanto pensiate."
Aurora s'innervosì. "Allora parlaci, Riccardo. Cosa sai che noi ignoriamo?"
Lui la fissò per un attimo, poi distolse lo sguardo. "Non ancora."
Leonardo strinse i pugni sotto il tavolo. Riccardo sapeva qualcosa. E quella consapevolezza lo stava mettendo a disagio. Quanto pericolosa era la verità che nascondeva?