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Il segreto dell'isola di vetro

Capitolo 7

Il sole del pomeriggio scaldava appena l’aria fredda, ma nei loro cuori c’era inquietudine. Ogni documento, ogni riga del diario che avevano trovato era un passo avanti verso la verità, ma anche un passo più vicino al pericolo che rappresentava.

Il viaggio di ritorno a Marina del Vento fu silenzioso, interrotto solo dal rumore delle ruote sull’asfalto. Aurora, seduta accanto a Leonardo, non poteva smettere di pensare a Maddalena e Giacomo. Le parole lette di sfuggita nel diario continuavano a riecheggiare nella sua mente: “Un amore proibito… una promessa che non possiamo infrangere.”

La casa di Leonardo era un edificio austero, ma affascinante, incastrato tra le strade acciottolate di Marina del Vento. Le finestre alte e strette, i balconi in ferro battuto e i muri scuri raccontavano di un'epoca passata, in netto contrasto con il rumore sommesso del risveglio della cittadina. Aurora seguì Leonardo fino al portone principale, stringendo la scatola tra le braccia come se contenesse un tesoro prezioso.

"Così… È qui che vivi quando non sei alla villa in cerca di misteri?" chiese Aurora, cercando di nascondere il tono curioso.

Leonardo annuì, mentre infilava la chiave nella serratura. "Non è molto, ma è tranquilla. Perfetta per riflettere e... nascondersi, quando serve."

Aurora entrò in casa per prima, lasciando che Leonardo chiudesse la porta alle loro spalle. Li accolse un ampio ingresso dalle pareti color crema, illuminato dalla luce naturale che filtrava da una grande finestra sul retro. L'arredamento era essenziale, quasi spartano, ma rilassante. Ripose la borsa sulla poltrona accanto alla porta e si guardò intorno, afferrando dettagli che sembravano raccontare frammenti della vita di Leonardo perché, in quel momento, le pareva le fosse concesso il tempo per osservare. Una libreria piena di testi ingialliti, una vecchia macchina da scrivere su una scrivania, e una fotografia in bianco e nero incorniciata sopra al camino.  Con un gesto quasi automatico, accese la piccola radio che stava sul mobile vicino alla finestra.

Le note di una canzone si dissolsero rapidamente, sostituite dalla voce di un cronista locale.

“Notizia dell'ultima ora: questa mattina un uomo è stato ritrovato in stato confusionale sulla costa rocciosa di Cala del Tramonto. Secondo le autorità, si tratta di Carlo…ed è stato ritrovato grazie ad una chiamata anonima al 112.”

Aurora si immobilizzò, il sangue le si gelò nelle vene. Leonardo, che stava sistemando la scatola sul tavolo al centro della stanza, si fermò di colpo. Entrambi fissarono la radio, senza fiato, mentre la voce continuava: “…trasportato d'urgenza all'ospedale di Marina del Vento. Le sue condizioni sono stabili, ma al momento non è in grado di rilasciare dichiarazioni.”

“È vivo grazie al Cielo!”, sussurrò Aurora, incrociando lo sguardo di Leonardo. “Pensavo…”

Lui si passò una mano tra i capelli. “Pensavamo male, fortunatamente. La tua chiamata ai soccorsi ha evitato che avessimo un morto sulla coscienza!”, la interruppe.

"Cosa ti aspetti di trovare ancora?" disse Aurora indicando la scatola.

Leonardo si lasciò cadere su una sedia accanto al tavolo. "Questa chiave potrebbe aprire qualunque cosa. Una porta. Una cassaforte. O solo un altro mistero."

Aurora si sedette di fronte a lui, appoggiando i gomiti sul tavolo e guardandolo negli occhi. "Ma non possiamo fermarci. Ci siamo già spinti troppo oltre per tornare indietro. Maddalena e Giacomo meritano che troviamo la verità."

Leonardo annuì, lentamente la sua espressione si fece più seria. "E Carlo? Sai che non ci lascerà in pace. Ha nascosto queste cose per anni, e non credo che sarà contento di sapere che le abbiamo portate via."

Un silenzio carico di tensione calò sulla stanza. Aurora abbassò lo sguardo sulla scatola, accarezzandone il coperchio.

"Prima di preoccuparci di Carlo, dobbiamo capire dove usare questa chiave," disse infine. "Qualcosa nei documenti o nelle lettere potrebbe darci un indizio."

Aurora aprì di nuovo il diario, sfogliandone le pagine con cura, mentre Leonardo ordinava i documenti trovati.

“Guarda qui,” disse Aurora dopo qualche minuto, indicando una pagina. “Maddalena scrive di una decisione difficile che hanno preso insieme. Dice che Giacomo voleva proteggerla, ma che ciò significava sacrificare qualcosa di prezioso per entrambi.”

Leonardo si massaggiò le tempie, pensieroso. “Ma perché Carlo voleva così tanto nascondere tutto questo? Cos’ha a che fare con lui?”

“Non lo so,” rispose Aurora, stringendo il diario tra le mani. “Ma dobbiamo scoprirlo prima che lui scopra noi.”

Leonardo si alzò, dirigendosi verso la libreria. Tirò fuori un vecchio atlante e una cartina della zona, distendendola sul tavolo. "Se Maddalena e Giacomo hanno nascosto qualcosa, deve essere in un luogo che entrambi conoscevano. Qualcosa di significativo per loro."

Aurora si avvicinò alla mappa, cercando di ricordare ogni dettaglio delle lettere che avevano letto. "E se fosse legato alla villa sull'isola? C’erano stanze e passaggi che Carlo proteggeva con tanto zelo. Magari c’è ancora qualcosa lì."

Leonardo si fermò un istante, poi indicò un punto sulla mappa. "C’è anche questa cappella abbandonata fuori città. Era stata menzionata in una delle lettere, se ricordo bene. Potrebbe essere un punto di partenza."

Aurora lo guardò "Allora dobbiamo scegliere: la villa o la cappella. Ma dobbiamo farlo presto. Non abbiamo idea di quanto tempo abbiamo prima che Carlo si muova."

Il sole era ormai alto quando Aurora e Leonardo lasciarono la casa, portando con sé la scatola e una decisione presa in fretta. Avevano scelto di dirigersi alla villa. La cappella abbandonata sarebbe stata il piano B, ma la villa, con i suoi segreti e le sue stanze inaccessibili, sembrava il luogo più probabile in cui la chiave potesse condurli.

Scesi dal traghetto, la strada che portava alla villa si snodava tra colline ricoperte di ulivi e piccoli boschi silenziosi. L’auto avanzava lenta e come sempre su quella strada, il motore sembrava l’unico rumore a rompere la quiete. Aurora, seduta accanto a Leonardo, teneva la scatola sulle ginocchia con il coperchio socchiuso. Non riusciva a smettere di fissare la chiave, come se questa potesse improvvisamente rivelarle il suo scopo.

“Se Carlo è davvero coinvolto in tutto questo, potrebbe già sapere che siamo qui, non credo agisca da solo.” disse lei, rompendo il silenzio.

Leonardo strinse le mani sul volante. “Lo so. Ma non possiamo lasciarci fermare. Se ha nascosto qualcosa nella villa, significa che è importante. Troppo importante per essere ignorato.”

Raggiunsero il cancello della proprietà un’ora dopo.

Aurora strinse le mani al petto in piena agitazione, mentre Leonardo tirava fuori una torcia dalla tasca. Negli ultimi giorni era sempre così: un altalena di emozioni che si alternavano tra paura, eccitazione, ansia e soddisfazione.

“Iniziamo dal seminterrato, vedevo spesso Carlo scendere, ma se accennavo a volerci andare, anche solo per una bottiglia di vino, lui era sempre pronto ad insistere per andare al mio posto. Ho sempre creduto fosse per gentilezza o senso del dovere, ma ora comincio a pensare che non fosse così e che tentasse di nascondere o proteggere qualcosa.” disse lui.

Scoprirono una scala nascosta dietro una porta scricchiolante e scesero lentamente, il fascio di luce che oltrepassava la soglia illuminava i gradini polverosi. Il seminterrato era un luogo freddo e umido e l’odore di muffa invadeva prepotentemente le narici. C’erano scaffali pieni di vecchie bottiglie, casse di legno marcio e un armadio robusto, chiuso con un lucchetto moderno che sembrava fuori posto in quel contesto.

Aurora si avvicinò all’armadio e alzò lo sguardo verso Leonardo. “Pensi che la chiave possa aprirlo?”

Leonardo fece un cenno d’assenso, e lei tirò fuori la chiave d’oro. La inserì nel lucchetto e girò lentamente. Sentirono un clic metallico, e il lucchetto si aprì con facilità.

Dentro l’armadio, tra vecchie coperte e oggetti ammuffiti, c’era una piccola cassaforte, anch’essa dotata di una serratura, ma a combinazione numerica. Aurora fece un passo indietro, guardando Leonardo. “Che senso ha mettere una cassaforte in un armadio? È come nascondere qualcosa due volte.”

“Carlo voleva essere certo che nessuno ci arrivasse,” rispose Leonardo.

Aurora si accovacciò davanti alla cassaforte, scrutando la serratura. “Un po’ banale a dirla tutta, ma non possiamo lasciarla qui,” mormorò, passando le dita sulla ruota numerata.

Leonardo si chinò accanto a lei, osservando attentamente il meccanismo. “Potremmo provare qualche combinazione casuale… ma ci vorrebbe troppo tempo.” Si alzò in piedi e cominciò a frugare tra gli oggetti sparsi nella stanza, sperando di trovare un indizio.

Aurora, invece, rimase concentrata sulla cassaforte. “Aspetta,” disse, alzando lo sguardo verso di lui. “Se fosse qualcosa di personale per Maddalena? Una data importante? Un numero legato a lei o a Giacomo?”

Leonardo annuì, tornandole accanto. “Prova la data di nascita di Maddalena, se riusciamo a ricordarla.”

Aurora girò la ruota con attenzione, inserendo i numeri uno per uno. Certo che la ricordava! Nulla. Fece un respiro profondo e riprovò con la data della firma del contratto trovato nei documenti. Ancora niente. Ogni tentativo fallito aumentava la tensione.

Dopo alcuni minuti, Leonardo schioccò le dita. “Aspetta! E se fosse qualcosa di più intimo? Una data condivisa da entrambi, come quella di un anniversario?”

Aurora annuì e provò un’altra combinazione inserendo la data, tanto cara a Maddalena, del giorno in cui incontrò Giacomo per la prima volta e che era descritta con tenera dolcezza nelle prime pagine del suo diario. Questa volta, al termine del giro, la serratura si aprì. I due si guardarono per un istante, quasi increduli, prima che Leonardo afferrasse il maniglione e spalancasse la cassaforte.

Sul fondo, adagiati con cura, c’erano una fede nuziale d’oro, apparentemente mai indossata, e un vecchio certificato. Aurora prese la fede tra le mani, notando l’incisione all’interno: M&G per sempre.

Leonardo si chinò per afferrare il certificato e lo spiegò con attenzione. “È un certificato di nascita,” disse a bassa voce, leggendo le righe sbiadite. “Non si legge più il nome… ma chi è questo bambino? Non ne abbiamo mai sentito parlare.”

Aurora lo osservò con uno sguardo carico di domande. “Un figlio mai nominato? O forse… qualcuno che hanno voluto proteggere?”.

Il mattino sull’isola si aprì con un cielo di un blu cristallino, il sole già alto scaldava i vicoli silenziosi del parco che circondava la villa. Leonardo parcheggiò l’auto davanti all’ingresso della villa, Sarebbero andati alla Cappella descritta da Maddalena sul suo diario, forse lei e Giacomo si erano sposati di nascosto? Avevano avuto un figlio? Erano la cosa più logica da credere, ma avevano bisogno di certezze.

Aurora sbadigliò, stiracchiandosi, ma i suoi occhi non avevano perso la tensione accumulata nei giorni precedenti.  L’aria frizzante sembrava svegliare lentamente l'ambiente intorno, ma la quiete fu presto interrotta da una voce alle loro spalle.

“Non pensavo di rivedervi così presto.”

Leonardo si voltò, riconoscendo l’uomo che avevano accompagnato due notti prima. L'uomo avanzava verso di loro con un sorriso amichevole, lo zaino leggero sulle spalle e uno sguardo attento che scrutava ogni dettaglio intorno a sé.

“Grazie ancora per il passaggio,” continuò, fermandosi a pochi passi. “Mi avete davvero tolto da un bel guaio.”

Leonardo lo osservò con occhi sospettosi. “Non pensavo che saresti tornato. Cosa ti porta qui?”

Riccardo allungò la mano verso Aurora. “Scusate la maleducazione. Riccardo De Rossi. Non ho avuto modo di presentarmi prima.”

Aurora strinse la mano, studiandolo con attenzione. “Aurora. E lui è Leonardo.”

Riccardo annuì. “Piacere di conoscervi entrambi. Per rispondere alla tua domanda,” aggiunse, rivolgendosi a Leonardo, “sono un investigatore privato. Mi occupo di indagini legate al traffico di opere d’arte, e questa volta il mio lavoro mi ha portato qui.”

Aurora aggrottò le sopracciglia. “Un investigatore privato? E cosa c’entra quest’isola con il tuo caso?”

Riccardo estrasse dallo zaino una piccola cartella di documenti, estraendo una foto ingiallita che mostrava un dipinto antico. “Questo quadro è scomparso quasi trent’anni fa. Le tracce mi hanno portato fino a qui. Non ho ancora le prove definitive, ma credo che faccia parte di una rete di furti d’arte che opera tra l’Italia e l’estero. Magari voi potreste darmi qualche informazione, anche solo indicarmi un posto dove poter soggiornare per un po’… un bel po’.”.

Leonardo incrociò le braccia, mantenendo uno sguardo cauto. “E perché pensi che noi possiamo aiutarti?”

Riccardo rise piano, ma i suoi occhi si fecero più seri. “Non lo penso. Lo spero. Ma da come vi ho visti muovervi, direi che anche voi non siete esattamente in vacanza.

Aurora si scambiò un’occhiata con Leonardo. La presenza di Riccardo e la sua storia si incastravano in modo inquietante.

“Ti servono informazioni sulla rete locale?” domandò Aurora, cercando di mantenere un tono neutro.

“Qualsiasi cosa possa aiutarmi a ricostruire il percorso del quadro,” rispose Riccardo. “E magari a capire chi cerca ancora di nasconderlo. Questa storia sembra avere legami profondi con il passato dell’isola.”

Aurora sospirò, consapevole che la situazione si stava complicando ulteriormente. “C’è una residenza in affitto a un prezzo piuttosto conveniente non lontano da qui. Ti accompagneremo. Ma se decidi di fare Sherlock Holmes su quest’isola, potresti non piacere a chi vive da queste parti.”

Riccardo sorrise con disinvoltura. “È un rischio che corro ogni giorno.”

L'appartamento dove Riccardo si era sistemato era a pochi passi dalla villa, Aurora aveva pensato che non sarebbe stato facile liberarsi di lui e aveva creduto fosse meglio tenerlo vicino e farselo amico. Lo avrebbe spiegato in seguito a Leonardo che la guardava con occhi increduli fin da quando aveva proposto quella sistemazione al ‘così detto’ investigatore.

Aurora e Leonardo, quella mattina, avevano cambiato i loro piani e rimandato la visita alla Cappella ad un altro giorno. Prima di continuare le ricerche dovevano capire che ruolo aveva il nuovo arrivato.

Si concessero quindi qualche ora a casa di quest’ultimo approfittando di essere stati invitati per un caffè, ma fu presto chiaro che Riccardo aveva deciso di non lasciare loro troppo spazio.

“E così, cosa state cercando esattamente?” domandò Riccardo con tono casuale, sorseggiando il suo caffè. “Sapete, le storie su quest’isola sono incredibili. Tra dipinti perduti, antiche rivalità e segreti di famiglia... mi sembra di essere in un romanzo giallo.”

Aurora sorrise debolmente…. Lui sapeva qualcosa, era palese. Leonardo lo fissava senza nascondere il proprio sospetto. “Ci stiamo occupando di restauro,” rispose secco. “Nulla di così emozionante come sembra credere.”

Riccardo non parve intimidirsi. Anzi, puntò il suo sguardo su Aurora con un’intensità disarmante. “Se è così, allora dev’essere il tuo talento a rendere tutto speciale,” disse, rivolgendosi a lei. “Non capita tutti i giorni di incontrare una donna così intelligente e determinata.”

Aurora sentì il calore salire alle guance. Cercò di ignorare il complimento, ma la disinvoltura di Riccardo era contagiosa, e lei non poté fare a meno di lanciargli un sorriso. “Cerchiamo solo di fare il nostro lavoro.”

“Ah, ma non è solo lavoro,” insistette Riccardo, inclinando la testa. “C’è passione. Lo si vede nei tuoi occhi. E lasciatelo dire, è una qualità rara.”

Leonardo posò rumorosamente la tazza sul piattino, attirando l’attenzione. “Forse dovremmo concentrarci su quello che abbiamo da fare, invece di distrarci con inutili lusinghe,” tagliò corto con la voce piena di irritazione.

Riccardo si voltò verso di lui, il sorriso non vacillava. “Hai ragione, Leonardo. Ma non credo che Aurora abbia bisogno di un guardiano. Sa sicuramente difendersi da sola.”

Aurora percepì la tensione tra i due uomini e abbassò lo sguardo sulla tazza di caffè, confusa. Riccardo la intrigava: era affascinante, sicuro di sé e diverso da Leonardo, il cui carattere più riflessivo e tormentato l’aveva conquistata nei giorni passati. Sapeva che non era del tutto chiara la sua apparizione in quel luogo e in quel momento, tuttavia, le attenzioni di Riccardo erano audaci e lei non poteva negare di provare una strana attrazione per lui.

Nel pomeriggio, mentre lavoravano insieme nella biblioteca, il silenzio tra Aurora e Leonardo si era fatto pesante. Avevano deciso di rimandare la ricerca, per evitare ulteriore curiosità da parte di Riccardo, ma qualcosa tra i due si era prepotente frapposto allontanandoli. A un certo punto, Leonardo sbottò. “Non ti fidi nemmeno un po’ di lui, vero?”

Aurora lo fissò, sorpresa. “Perché dovrei? Lo abbiamo appena conosciuto. Ma non significa che dobbiamo trattarlo come un nemico.”

Leonardo scosse la testa, frustrato. “Ti rendi conto che sembra troppo interessato a quello che stiamo facendo? Non mi convince. Non è solo un investigatore. C’è qualcos’altro sotto.”

“E se invece fosse sincero?” replicò Aurora. “Non possiamo escludere che le sue ricerche coincidano con le nostre.”

Leonardo si avvicinò, abbassando il tono della voce. “Aurora, devi stare attenta. Non voglio che tu ti faccia coinvolgere da qualcuno che potrebbe usarti per i propri scopi.”

Lei lo fissò negli occhi mentre il cuore le batteva forte. C’era qualcosa nel modo in cui Leonardo la guardava, una protezione che la faceva sentire al sicuro. Eppure, Riccardo aveva acceso in lei una curiosità diversa, un desiderio di avventura che non aveva mai provato.