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Mia a spasso per il mondo
Capitolo 2
La prima notte nella nuova casa fu piena di scoperte. Mia esplorò ogni angolo, dal soffice tappeto della sala ai misteriosi anfratti sotto i mobili. Il letto di Sofia, con quella coperta morbida e profumata di biscotti, divenne subito il suo posto preferito. Si acciambellò vicino alla bambina, ascoltando il suo respiro tranquillo, e si addormentò al suono rassicurante del vento tra gli alberi del giardino.
La mattina dopo, però, una luce dorata filtrò tra le tende, solleticandole il musetto. Mia sbadigliò, stiracchiò le zampette e balzò giù dal letto. Si diresse verso la porta-finestra del giardino, attratta da una sinfonia di suoni e profumi sconosciuti.
Sofia le aveva detto che poteva uscire… e quel giardino sembrava una promessa di avventura.
Con passo incerto, attraversò la soglia. L'erba umida di rugiada le solleticò i cuscinetti. Il sole scaldava piano l'aria, mentre le foglie degli alberi si muovevano lentamente. Mia avanzò a piccoli passi, fiutando il terreno. C'erano tracce di qualcosa… un odore nuovo, vivace.
Su un ramo basso di un limone, un uccellino saltellava su e giù, cinguettando con entusiasmo. Aveva il petto rosso fuoco, le ali grigie e due occhietti neri e vispi.
Mia si accovacciò istintivamente tra i fili d'erba. Il suo corpo si tese, la coda dritta. Non aveva mai visto un uccellino da così vicino.
— Mi hai già visto, lo sai? — trillò improvvisamente l'uccellino.
Mia spalancò gli occhi e raddrizzò le orecchie. Un uccellino che parla?
— C-come… puoi parlare? — balbettò.
—Certo che posso! Gli animali del giardino parlano tutti, se sai ascoltarli — disse il pettirosso, gonfiando il petto con orgoglio. —Io sono Robin . E tu sei la nuova gatta, giusto? —
— Sì. Io… io sono Mia. —
Robin saltellò su un altro ramo, più basso. — Sei venuta qui per cacciare o per fare amicizia? —
- Oh no! Io... non ho mai cacciato nessuno. Sono solo curiosa — rispose Mia, sorpresa dalla domanda.
Robin la osservò per un attimo, poi lanciò un cinguettio allegro.
— Allora sei la benvenuta! Ti mostrerò i segreti del giardino. Ma devi stare attenta: non tutto è tranquillo come sembra. —
— Perché? — chiese Mia, incuriosita.
— C'è il Corvo Nero , per esempio. Lui non è amichevole come me — spiegò Robin, abbassando il tono della voce. — Dice che il giardino appartiene solo a lui. —
Mia si preoccupò un po'. Cos'è un corvo nero? Si domandò. — E se lo incontrasti? —
— Stai alla larga da lui e non rispondere ai suoi gracchi. Ma non preoccuparti: noi piccoli sappiamo come aiutarci. — Robin si sporse dal ramo, guardandola con occhi brillanti. — Ti va di fare un giro? —
Mia esitò un attimo. Poi il suo spirito curioso ebbe la meglio.
—Andiamo! — rispose, e seguì il suo nuovo amico tra le meraviglie del giardino.
Quella mattina imparò a riconoscere i sentieri nascosti tra le siepi, il profumo dolce della lavanda e quello pungente della menta. Scoprì la tana di una famiglia di ricci e ascoltò il ronzio di un'ape laboriosa.
Ma, mentre correva felice dietro a Robin, un'ombra scivolò silenziosamente sopra di loro, proiettandosi sul prato.
Mia alzò lo sguardo e vide un grosso uccello nero, che volteggiava nel cielo con lenti cerchi. Gli occhi brillavano di una luce fredda e attenta.
— È lui? — sussurro.
Robin annuì, fermo accanto a lei.
—Il Corvo Nero. Sta controllando il giardino. —
Mia abbassò le orecchie, ma Robin le diede una piccola beccata sulla zampetta.
— Non avere paura. —
Mia si raddrizzò, osservando il corvo che si allontanava oltre le chiome degli alberi. Il giardino non era solo un posto di fiori e giochi. Era un mondo pieno di misteri.
Mia passò il resto della giornata con Robin, esplorando ogni angolo del giardino. Scoprì che tra le radici del grande ulivo si nascondeva la tana di una famiglia di scoiattoli e che, dietro il capanno degli attrezzi, cresceva un cespuglio di menta selvatica, irresistibile per il suo nasino curioso.
— Vedi quel sentiero lì? — indicò Robin, agitando un'ala verso una zona ombreggiata da alti cespugli. — Porta al Confine Verde , il limite del giardino. Oltre c'è il bosco.
— Il bosco? — chiese Mia, incuriosita. — Cosa c'è di speciale lì? —
— Misteri — rispose Robin, abbassando la voce. — E, dicono, il nascondiglio del Corvo Nero. —
Mia sentì un fremito lungo la schiena. Il ricordo di quella grande ombra nera che volteggiava sopra di loro era ancora vivido.
— Ma non ti preoccupare! — aggiunse Robin, saltellando su un ramo. — Non ci avvicineremo. Ti mostrerò solo il sentiero. —
Incuriosita, Mia lo seguì. Si addentrarono tra i cespugli, dove l'erba diventava più alta e il terreno più morbido sotto le zampe. L'aria era diversa lì: più fresca, profumata di muschio e terra umida.
All'improvviso, un suono spezzò il silenzio. Un battito d'ali pesante, seguito da un tubare rauco.
Mia si fermò, il suo cuore accelerò.
— Robin… cos'è stato? — sussurrò.
Il pettirosso si immobilizzò sul ramo.
— Colomba… — disse piano. — La colomba di guardia. Se è qui, vuol dire che il Corvo Nero ci sta osservando. —
Mia s'impaurì. Guardò verso l'alto e, tra i rami intrecciati, intravide due occhi scuri e lucenti che la fissavano.
Il sentiero segreto non era più solo un luogo di curiosità. Era diventato la soglia di un mistero pericoloso.