
storie, racconti e altro
Mia a spasso per il mondo
Capitolo 4
Mia avanzò con cautela nel boschetto, Robin volava basso accanto a lei.
— Qui è tutto più… silenzioso — bisbigliò il pettirosso, stringendosi nelle piume.
Mia annuì. Nel giardino c’erano sempre suoni: il fruscio del vento, il ronzio degli insetti, il cinguettio degli uccelli. Ma lì, nel boschetto, regnava una calma innaturale, come se tutto fosse in attesa.
Poi, un rumore.
Un fruscio tra i cespugli, il crepitio di rami spezzati. Mia si fermò di colpo, le orecchie dritte. Robin fece un salto indietro, pronto a volare via.
— Chi va là? — abbaiò improvvisamente una voce profonda.
Mia sgranò gli occhi. Tra le ombre emerse una figura grande e imponente: un cane dal pelo folto e chiaro, con grandi occhi castani pieni di saggezza e gentilezza. Aveva le orecchie leggermente piegate e una coda lunga e soffice che si muoveva lentamente.
— Oh, un cane! — esclamò Robin, battendo le ali con agitazione.
Mia fece un passo indietro, istintivamente sulla difensiva.
— Chi sei? — chiese, studiandolo con attenzione.
Il cane si sedette con calma, osservandoli con un sorriso pacato.
— Mi chiamo Tobia. Vivo qui, nel boschetto. —
— Sei… selvatico? — domandò Mia, incuriosita.
— No, ho avuto anch’io una casa, molto tempo fa. Ma un giorno ho scelto di esplorare oltre il giardino, oltre il boschetto… e torno solo per un pasto e una cuccia al caldo all'occorrenza. —
Robin lo fissò a becco aperto.
— Quindi tu conosci cosa c’è oltre il Confine Verde? —
Tobia annuì.
— Oltre il bosco c’è un mondo meraviglioso. Spazi aperti, campi senza fine, ruscelli limpidi e colline dorate dal sole. Un posto dove si può correre, esplorare, sentire il vento sulla faccia. Ma… — abbassò lo sguardo, diventando improvvisamente serio — è anche un mondo pieno di pericoli. —
Mia lo osservò attentamente.
— Che tipo di pericoli? —
Tobia si distese sul terreno, la coda che si muoveva piano.
— Al di fuori del giardino, non c’è nessuno che ti protegge. Devi imparare a cavartela da sola. Ci sono altri animali, alcuni amichevoli, altri meno. Ci sono macchine veloci sulle strade e posti dove è meglio non avventurarsi. E poi… — si interruppe, alzando il muso verso il cielo.
Mia e Robin seguirono il suo sguardo.
In alto, tra le cime degli alberi, una grande ombra si muoveva lentamente, silenziosa e vigile.
Il Corvo Nero.
Robin si rattrappì su se stesso.
— Ci sta seguendo… —
Tobia abbassò lo sguardo su Mia.
— Il Corvo ti ha già parlato, vero?
La gattina annuì, stringendo la coda attorno alle zampe.
— Ci ha detto che ci sono regole, e che questo non è solo un giardino.
Tobia annuì lentamente.
— Ha ragione. Lui conosce le leggi della natura meglio di chiunque altro. Ma non devi aver paura di lui… devi solo imparare ad ascoltare. —
Mia rimase in silenzio. L’idea di un mondo vasto e sconfinato la affascinava, ma si sentiva timorosa.
— Vuoi davvero esplorarlo, Mia? — chiese Tobia, fissandola con dolcezza.
La gattina si guardò intorno. Quel boschetto sembrava solo l’inizio di qualcosa di molto più grande.
— Sì. Voglio scoprire cosa c’è là fuori. —
— Allora devi imparare a essere forte, veloce e attenta. Se vuoi, posso insegnarti tutto quello che so. —
Mia sentì un’eccitazione nuova. Un vero addestramento? Un cane come maestro?
Robin era preoccupato.
— Sei davvero sicura? —
Mia annuì con decisione.
— Sì. Voglio diventare più forte. —
Dall’alto, il Corvo Nero emise un verso profondo, poi si allontanò, scomparendo tra i rami.
La mattina successiva, Mia tornò nel boschetto con i primi raggi di sole che filtravano tra le foglie. Il terreno era umido sotto le sue zampe, e l’aria aveva un odore fresco di rugiada e corteccia. Robin era già sveglio e saltellava nervosamente su un ramo, mentre Tobia si stiracchiava sbadigliando.
— Bene, piccola esploratrice — disse il cane con un sorriso. — Sei pronta per la tua prima lezione? —
Mia annuì con decisione.
— Voglio essere forte, proprio come hai detto. —
Tobia scosse la coda con approvazione.
— Allora ascoltami bene. Qui fuori non basta essere curiosi, bisogna essere furbi. Devi conoscere il terreno, usare i tuoi sensi e, soprattutto, sapere quando correre e quando nasconderti. —
Robin batté le ali in segno di approvazione.
— Per ora iniziamo con il primo esercizio. —
Mia alzò le orecchie, pronta a imparare.
— Devi imparare a muoverti senza fare rumore — spiegò Tobia. — Qui fuori ci sono predatori più grandi di te. Se vuoi esplorare senza essere scoperta, devi camminare come un’ombra. —
Mia abbassò il corpo e provò a camminare leggera sull’erba. Ma a ogni passo si sentiva uno scricchiolio di foglie secche.
Robin rise.
— Sembri un procione impacciato! —
Mia si fermò e lo guardò con aria di sfida.
— Rifaccio. —
Si concentrò, facendo attenzione a dove metteva le zampe. Questa volta fu più silenziosa. Tobia approvò con soddisfazione.
— Meglio. Ora prova a muoverti tra quegli arbusti senza farti sentire. —
Mia si accovacciò e strisciò tra i cespugli, controllando ogni passo.
— Molto bene. Hai talento. —
Mia gonfiò il petto di orgoglio.
— E adesso? —
— Ora devi scoprire il tuo punto di forza. Ogni animale ha un’abilità speciale. Io sono forte e veloce, Robin è agile e ha una vista acuta. E tu, Mia? Qual è il tuo dono? —
Mia esitò.
— Non lo so… —
Tobia annuì.
— Allora lo troveremo. —
Robin saltò giù dal ramo e si posò accanto a lei.
— Io direi che il suo punto forte è la curiosità. —
Mia sorrise.
— E la determinazione — aggiunse Tobia. — Questo è ciò che ti porterà lontano. —
Dall’alto, un’ombra attraversò il cielo. Mia alzò lo sguardo e vide il Corvo Nero che li osservava.
— Sta ancora guardando… — sussurrò Robin.
Tobia rimase impassibile.
— Lascia che guardi. Lui sa che Mia sta diventando più forte. —