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Il segreto dell'isola di vetro

Capitolo 12

L'aria nella villa si era fatta pesante. Dopo la scoperta della lettera, Aurora non riusciva a liberarsi di un'inquietudine sottile.

Voleva prendere una boccata d'aria, allontanarsi da quei pensieri ossessivi, così uscì in giardino. La notte era fresca, il cielo punteggiato di stelle, e per un momento si concedeva il lusso di rilassarsi. Ma durò poco.

Un rumore alle sue spalle. Un fruscio tra le siepi.

Aurora si voltò di scatto con il cuore in gola. "Chi c'è?"

Non fece in tempo a vedere nulla. Un'ombra si mosse veloce e un attimo dopo sentì una mano afferrarla con forza. Un braccio attorno alla vita, una presa d'acciaio sulla bocca per impedirle di gridare. Cercò di divincolarsi, ma l'aggressore era troppo forte.

"Lasciate perdere, ragazzina," sibilò una voce roca. "Non ficcate il naso dove non dovreste. Torna a casa e dimentica questa storia."

Poi la spinse con violenza contro il muro. Un dolore acuto le esplose alla schiena mentre cadeva a terra, ansimando. Il tempo di alzare lo sguardo e l'uomo era già sparito nell'oscurità.

Rimase lì per qualche secondo, tremante, poi sentì dei passi rapidi avvicinarsi. Riccardo fu il primo ad arrivare.

"Aurora!" Si inginocchiò accanto a lei, prendendole il viso tra le mani. "Stai bene? Cos'è successo?"

Lei deglutì a fatica. "Qualcuno… qualcuno mi ha aggredita. Mi ha detto di lasciar perdere…"

Leonardo arrivò subito dopo, il viso teso. "Che cosa? Dove si è cacciato quel bastardo?"

"È scappato," mormorò Aurora, ancora scossa.

Riccardo la aiutò a rialzarsi con estrema delicatezza, sorreggendola con il braccio attorno alle spalle. "Vieni dentro. Devi riposare."

Leonardo li fissò, i pugni stretti, la mascella contratta. Non gli piaceva per niente il modo in cui Riccardo la teneva, la premura con cui le parlava. Ma soprattutto, odiava il modo in cui Aurora sembrava lasciarsi cullare da quell'attenzione.

Più tardi, nella sua stanza, Aurora si massaggiava le tempie, ancora provata dall'accaduto. Riccardo bussò leggermente alla porta.

"Posso entrare?"

Lei annuì e lui si avvicinò. "Come stai?"

"Ancora un po' scossa, ma sto bene."

Riccardo si sedette accanto a lei, prendendole la mano con delicatezza. "Sai, non dovresti passare tutto questo da sola. Sono qui per te."

Aurora abbassò lo sguardo. La dolcezza di Riccardo la confortava, la faceva sentire speciale, desiderata. Aveva il fascino dell'uomo sicuro di sé, premuroso, protettivo. E dopo tutto quello che era successo, quel tipo di attenzioni erano un rifugio.

Lui le sfiorò il viso, abbassando lo sguardo su di lei con un'intensità che la fece trattenere il fiato. C'era qualcosa nei suoi occhi, un calore rassicurante, ma al tempo stesso pericoloso. Aurora si sentiva vulnerabile, ancora scossa dall'aggressione, e Riccardo sembrava offrirle un porto sicuro, un'ancora a cui aggrapparsi in quel mare di incertezze.

"Aurora…" mormorò lui, la voce bassa e suadente. "Non voglio vederti soffrire."

Lei si morse il labbro, confusa. "Non… non sto soffrendo."

"Lui ti fa soffrire," insiste Riccardo, e non c'era bisogno di dire a chi si riferisse. "Ti tratta come se fossi una sua proprietà, ma poi non ha il coraggio di fare un passo verso di te. Io invece…"

Si interruppe, le dita ancora sulla sua guancia. Aurora si sentiva risucchiata in quell'atmosfera sospesa, nel suo sguardo che prometteva protezione, devozione… e qualcosa di più.

Un rumore improvviso li fece sobbalzare.

La porta si spalancò, e Leonardo irruppe nella stanza con lo sguardo di chi aveva raggiunto il limite della sopportazione.

"Cosa diavolo sta succedendo qui?" ringhiò, gli occhi che guizzavano dal volto di Aurora alla mano di Riccardo ancora posata sulla sua.

Riccardo non si mosse, non si scompose. Si voltò lentamente verso Leonardo con un sorriso appena accennato. "Stavo solo facendo compagnia ad Aurora. Dopo quello che è successo, ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei."

Aurora si alzò di scatto. "Leonardo, non è come sembra—"

"Non è come sembra?" sbottò lui, facendo un passo avanti. "Ti trovo qui, con lui che ti accarezza il viso come se foste—"

"Come se fosse un problema tuo?" lo interrompe Riccardo, alzandosi a sua volta. "Perché lo è, Leonardo? Sei tu il suo fidanzato? Sei tu quello che le dà ciò di cui ha bisogno?"

Il viso di Leonardo si contrasse in una maschera di rabbia trattenuta. "Tu non sai niente di noi."

"So quello che vedo," ribatté Riccardo con calma studiata. "E vedo che la lasci sempre in bilico, senza mai scegliere da che parte stare."

Leonardo avanzò di un passo, gli occhi che brillavano di furia. "Non hai idea di cosa stai dicendo."

"Ah no?" Riccardo incrociò le braccia, inclinando appena la testa. "Aurora ha bisogno di qualcuno che la protegga, che la faccia sentire al sicuro. Tu invece cosa fai? Ti limiti a guardare da lontano, pronto a scattare quando qualcuno si avvicina troppo, ma senza mai muovere davvero un passo verso di lei."

"Non è vero," sibilò Leonardo, ma Aurora notò la tensione nelle sue spalle, il modo in cui stringeva i pugni.

"Smettetela!" esclamò lei, esasperata. "Non è questo il momento di litigare."

L'aria nella stanza era carica di elettricità, ma Aurora si costrinse a respirare a fondo, cercando di rimettere ordine nei pensieri. 

"Qualcuno ha cercato di spaventarmi. E il punto non è con chi voglio passare la notte, ma chi potrebbe volerci morti."

Le sue parole caddero come una secchiata d'acqua gelida. Leonardo si irrigidì, mentre Riccardo piegò le labbra in un sorriso sottile.

"Finalmente torniamo a concentrarci sulle cose importanti", commentò.

Aurora lo guarda torva. "Questo non è un gioco, Riccardo. Chiunque fosse quell'uomo, sapeva esattamente cosa stava facendo. Non voleva solo spaventarmi, voleva mandare un messaggio chiaro. Se continuiamo a indagare, le conseguenze saranno peggiori."

Leonardo si voltò verso di lei, lo sguardo colmo di preoccupazione. "Ti ha riconosciuta? Ti ha detto qualcosa che può farci capire chi lo ha mandato?"

Aurora scosse la testa. "Niente di preciso. Solo che dobbiamo smettere di ficcare il naso e io tornare a casa."

Riccardo si accigliò. "Il che significa che sa chi sei. E che stiamo davvero infastidendo qualcuno."

Leonardo si passò una mano tra i capelli, frustrato. "Dobbiamo capire chi può avercela con noi. Potrebbe essere qualcuno legato all'asta? Qualcuno che sapeva che abbiamo preso il quadro?"

"Oppure," disse Riccardo con tono grave, "qualcuno che non vuole che scopriamo la verità sui quadri, su Maddalena e Giacomo. Dobbiamo considerare anche l'ipotesi che queste due cose siano collegate."

Aurora annuì lentamente. "In ogni caso, dobbiamo essere più prudenti. Non possiamo semplicemente continuare a cercare indizi come se nulla fosse."

Leonardo si voltò verso di lei, serio. "E tu devi stare più attenta. Non devi più uscire da sola."

Aurora lo fissò con aria di sfida. "Non mi farò rinchiudere in questa villa come una prigioniera, Leonardo."

"Non sto dicendo questo," sbottò lui. "Ma almeno avvisa qualcuno prima di andartene in giro di notte!"

"Ha ragione," interviene Riccardo con voce più morbida. "Non possiamo permetterci altri rischi inutili."

Aurora sospirò, lasciandosi cadere su una sedia. La stanchezza la travolse tutta d'un tratto. "Va bene. Cercherò di stare più attenta."

Riccardo si abbassò accanto a lei, prendendole la mano. "Puoi sempre contare su di me, lo sai."

Leonardo si voltò di scatto, digrignando i denti. "Dovremmo concentrarci su come evitare altre aggressioni, non su… altro."

Aurora lo guardò di traverso, infastidita. "E secondo te cosa dovremmo fare, allora?"

Leonardo fece un passo avanti, guardandola dritto negli occhi. "No. Dovremmo scoprire chi ci sta minacciando... e fermarlo prima che lo faccia di nuovo."

Il silenzio calò nella stanza. Aurora sapeva che aveva ragione. Ma la domanda restava: chi voleva fermarli? E fino a che punto sarebbe stato disposto a spingersi?

La luce del mattino filtrava attraverso le grandi finestre della cucina, illuminando debolmente l'ambiente. Aurora era già lì, seduta al tavolo con una tazza di caffè tra le mani. Aveva dormito poco e male, tormentata dal ricordo della notte precedente.

Quando Leonardo entrò, la tensione tra loro si avvertì subito, come un filo elettrico nell'aria. Lui si fermò sulla soglia, scrutandola con attenzione prima di avvicinarsi al bancone.

"Ti sei ripresa?" chiese, rompendo il silenzio.

Aurora alzò lo sguardo, stringendo le dita attorno alla tazza. "Più o meno."

"Non avresti dovuto stare da sola fuori, lo sai."

Aurora sbuffò, infastidita. "Non ricominciamo, per favore."

Leonardo si voltò, appoggiandosi con le mani al bancone. "Tu non capisci, vero?" La sua voce era bassa, carica di frustrazione. "Ieri sera avresti potuto farti davvero male. Non è un gioco, Aurora."

Lei si alzò di scatto, piantando i palmi sul tavolo. "E credi che io non lo sappia? Sono io quella che è stata aggredita!"

"Ed è per questo che devi stare più attenta!"

"Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare, Leonardo!"

Il loro scontro sembrava un fuoco che si alimentava a ogni parola. Gli occhi di Aurora brillavano di rabbia e orgoglio ferito, ma quando Leonardo si avvicinò, qualcosa cambiò.

"Non è questo il punto," disse lui, la voce più bassa, più ruvida.

Aurora si accorse solo in quel momento di quanto gli fosse vicino. Riusciva a sentire il calore del suo corpo, il suo respiro leggermente accelerato.

"Allora qual è il punto?" domandò, con meno convinzione di quanto avrebbe voluto.

Leonardo la fissò intensamente ed esplose. "Il punto è che non supporto l'idea che qualcuno possa farti del male."

Aurora trattenne il fiato. Il tono della sua voce, il modo in cui la guardava... non era solo preoccupazione. Era qualcosa di più.

"Leonardo…"

Ma non riuscì a dire altro. Lui fece l'ultimo passo che li separava e senza più esitare le prese il viso tra le mani, inclinando appena la testa prima di sfiorarle le labbra con le sue.

Aurora rimase immobile per un attimo, sorpresa da quel gesto improvviso, ma il battito accelerato del suo cuore le diceva che l'aveva desiderato più di quanto fosse disposta ad ammettere. Ricambiò il bacio con una dolcezza insperata, lasciandosi trasportare dal calore del momento.

Le mani di Leonardo scivolarono sui suoi fianchi, attirandola a sé, mentre Aurora afferrava il colletto della sua camicia quasi per assicurarsi che non si allontanasse.

Per un attimo, tutto il resto svanì: la minaccia, Riccardo, il mistero che li avvolgeva. C'erano solo loro, finalmente senza barriere.

Ma proprio quando il bacio si faceva più intenso, il suono di passi nel corridoio li fece separare di colpo. Aurora fece un passo indietro, portandosi una mano alle labbra, il suo cuore era un treno in corsa pronto a deragliare.

Leonardo rimase immobile per un attimo, il respiro affannoso, poi si voltò, cercando di ricomporsi proprio mentre la porta si apriva.

Era Riccardo.

Aurora abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il tumulto di emozioni che le si agitavano dentro.