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Il segreto dell'isola di vetro
Capitolo 1
Aurora Conti non si era mai considerata una donna di avventura. Amava il suo lavoro di restauratrice d'arte, un mestiere che la teneva per lo più chiuso tra i muri delle grandi gallerie e dei musei, circondata dal silenzio delle opere antiche e dalla tranquillità del suo mondo. Eppure, c'era qualcosa di magnetico nel fascino dei dettagli: riportare alla luce i colori nascosti dal tempo, restituire vita a un dipinto. Quello era il suo unico modo di esplorare.
Quella mattina, mentre era china su una tela del XVII secolo nel suo piccolo laboratorio a Roma, arrivò un plico sigillato con ceralacca. Aurora alzò lo sguardo verso la porta, sorpresa. Le lettere, ormai, non arrivavano più così: la ceralacca rossa, lo stemma inciso che pareva appartenere a un'epoca antica. “Famiglia De Medici”, lesse ad alta voce, sgranando gli occhi.
Sciolse il sigillo e dispiegò la pergamena.
Gentile Signorina Conti,
Siamo venuti a conoscenza del suo talento come restauratrice di opere d'arte e siamo certi che le sue competenze siano esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per un incarico di estrema delicatezza. L'antico ritratto di Maddalena De Medici, un'opera di inestimabile valore, necessita del suo intervento per essere riportato al suo splendore originale. Desideriamo che Lei venga a soggiornare sulla nostra isola privata per condurre il restauro in un ambiente sicuro e tranquillo. Il compenso sarà più che generoso.
La attendiamo al più presto sull'Isola di San Michele, dove sarà nostra ospite per tutta la durata del progetto.
Cordiali saluti,
Leonardo De Medici
Aurora rimase a fissare la lettera per qualche istante, confusa. L'isola di San Michele… Non ne aveva mai sentito parlare. Eppure, il nome De Medici portava con sé un'aura di prestigio e mistero. La famiglia, legata a secoli di storia dell'arte, possedeva una delle più importanti collezioni private del paese. Ma un'isola privata? L'invito le parve strano, quasi irreale, e la vaghezza della lettera non aiutava a dissipare i dubbi.
Tuttavia, l'opportunità era allettante. Restaurare un'opera così importante avrebbe potuto rappresentare una svolta nella sua carriera. E poi, c'era qualcosa nel tono formale e nell'urgenza sottintesa della lettera che accese una scintilla di curiosità dentro di lei. Quando mai le sarebbe ricapitata una proposta simile?
Due giorni dopo, Aurora si trovò sul ponte di una piccola barca a motore, mentre osservava le acque calme del mare che riflettevano il cielo pallido del mattino. L'isola di San Michele appare all'orizzonte come un puntino verde, circondato da rocce frastagliate. Mano a mano che si avvicinava, l'isola rivelava la sua natura rigogliosa e solitaria: una macchia di vegetazione che pareva uscita da un tempo dimenticato, dominata da una villa antica che si ergeva in cima a una scogliera, come un guardiano silente.
Il capitano della barca, un uomo di mezza età dai modi taciturni, non disse una parola durante il breve viaggio. Aurora non poteva fare a meno di sentirsi leggermente a disagio. C'era qualcosa di alienante in quella calma assoluta, in quel silenzio interrotto solo dallo sciabordio delle onde contro lo scafo.
Finalmente, la barca attraccò a un piccolo molo di pietra, e un uomo in uniforme scura era lì ad attenderla. Era alto, dai tratti marcati e l'aria di chi ha visto molto di più di quanto avrebbe voluto.
«Benvenuta sull'isola di San Michele, signorina Conti», disse con voce profonda. “Io sono Carlo, il maggiordomo. Il signor De Medici mi ha incaricato di accompagnarla alla villa. Il suo bagaglio verrà portato direttamente nella sua stanza.”
Aurora annuì, incerta su cosa rispondere. Avanzò con passi lenti lungo il sentiero di pietra che si snodava tra alberi alti e imponenti. L'aria era densa di umidità e profumata di pini marittimi. Man mano che la villa si avvicinava, il cuore le batteva più veloce tra l'eccitazione e l'ansia le stringevano lo stomaco.
La villa era un capolavoro architettonico: marmi bianchi, colonne doriche e grandi finestre che dominavano il mare. Eppure, nonostante la bellezza, c'era qualcosa di inquietante in quel luogo. Come se l'intera isola fosse sospesa in un limbo tra passato e presente, in attesa che qualcosa accadesse.
Aurora seguì Carlo attraverso i corridoi della villa, i suoi passi riecheggiavano sul pavimento di marmo. L'interno era sontuoso ma allo stesso tempo austero, come se la grandezza dell'edificio non fosse stata concepita per il conforto, ma per impressionare. Ogni angolo della villa trasudava storia, dai soffitti affrescati alle antiche armature che facevano da guardiani silenziosi.
Carlo si fermò davanti a una grande porta in legno scuro e la aprì, facendo segno ad Aurora di entrare.
«Questa è la sua stanza, signorina Conti. Il signor De Medici la raggiungerà per presentarle il ritratto e spiegare i dettagli del suo incarico. Nel frattempo, se desiderato, può sistemarsi. Le preparerò un tè caldo.”
Aurora annuì e, una volta sola nella stanza, si guardò intorno. Era enorme, arredata con mobili antichi, tende pesanti di velluto e una grande finestra che si affacciava sul mare. L'atmosfera, pur lussuosa, conservava un senso di decadenza. Le pareti sembravano intrise di storie non raccontate, e l'aria stessa aveva un odore vago di salsedine e legno antico.
Si avvicinò alla finestra e osservò il mare increspato, le onde che si infrangevano contro la scogliera sottostante. Nonostante la bellezza del panorama, Aurora non riusciva a scuotersi di dosso un senso di inquietudine, come se qualcosa di più oscuro l'aspettasse su quell'isola.
Si scosse e decise di prepararsi per l'incontro. Aprì la valigia e sistemò i pochi vestiti che aveva portato. Non era del tutto certa di quanto sarebbe rimasta lì, ma di certo non era il tipo da disfare subito i bagagli. Era sempre pronta ad andarsene velocemente, se necessario.
Dopo essersi rinfrescata, si accomodò su una poltrona accanto alla finestra e attese. Pochi minuti dopo, un leggero bussare alla porta la fece trasalire.
«Avanti», disse, la voce leggermente incerta.
La porta si aprì e Leonardo De Medici entrò nella stanza, una figura maschile che si staccava contro la luce, i capelli scuri appena scompigliati. Quando Aurora alzò lo sguardo, i suoi occhi incontrarono quelli dell'uomo, c'era lui dietro la lettera e per un momento le sembrò di percepire un'invisibile corrente passare tra loro. Era imponente, alto e un volto che sembrava scolpito nel marmo. Indossava un abito scuro, ma era il suo sguardo che colpiva di più: occhi penetranti, quasi troppo intensi per poterli considerare accoglienti.
“Signorina Conti”, la sua voce profonda e sicura. “Spero che il viaggio sia stato piacevole.”
Aurora si alzò in piedi, cercando di dissimulare il nervosismo che sentiva crescere dentro sé. “Sì, grazie. L'isola è davvero… unica.”
Leonardo accennò un sorriso, c'era qualcosa di enigmatico nel suo modo di fare. “Mi fa piacere che l'abbia trovata di suo gradimento. Sono felice che abbia accettato il nostro invito. Il ritratto di cui le ho parlato è di grande importanza per la mia famiglia. Da decenni nessuno ha messo mano su quell'opera. Solo una restauratrice del suo livello poteva essere incaricata di riportarla alla luce.”
“Mi sento onorata dalla sua fiducia,” rispose Aurora, cercando di mantenere un tono professionale nonostante la crescente curiosità. “Può parlarmi del dipinto? Mi ha detto che si tratta di un ritratto di Maddalena De Medici?”
Leonardo annuì invitandola a seguirlo. “Venga, è meglio se lo vede con i suoi occhi. La conduco alla sala dove è custodito.”
Si incamminarono attraverso i corridoi silenziosi della villa, finché non raggiunsero una porta più piccola, quasi nascosta tra due grandi arazzi. Leonardo aprì la porta e le fece cenno di entrare. Aurora trattenne il respiro.
La stanza era immersa in una penombra quasi sacra, e al centro di essa, coperto da un telo polveroso, si trovava il quadro. Aurora si avvicinò lentamente, emozionata e quando Leonardo sollevò delicatamente il telo, lo vide per la prima volta.
Era un ritratto di una donna bellissima, con lunghi capelli scuri e un'espressione enigmatica. I suoi occhi sembravano guardare oltre la tela, come se fossero stati in grado di vedere qualcosa che nessun altro poteva cogliere. C'era un'atmosfera di malinconia e mistero in quel dipinto e Aurora ne fu immediatamente catturata.
“È straordinario,” mormorò, avvicinandosi ancora di più. “Ma sembra… incompleto. Qualcosa non torna.”
Leonardo annuì lentamente. “Il dipinto ha subito gravi danni nel corso del tempo. Qualcuno, decenni fa, ha tentato di restaurarlo senza successo, coprendo molti dettagli originali con strati di vernice moderna. Il volto di Maddalena, però, è stato miracolosamente risparmiato.”
Aurora non distolse lo sguardo dal dipinto. “C'è qualcos'altro, vero? Qualcosa che non mi sta dicendo."
Leonardo fece un passo avanti, il viso ora più serio. “Sì, c'è una storia che circonda questo ritratto. Una storia che la mia famiglia ha cercato di mantenere sepolta per generazioni. Si dice che il dipinto custodisca un segreto, uno legato alla morte misteriosa di mia madre.
Aurora lo guarda, sorpresa. «Sua madre?»
Leonardo annuì. “Maddalena De Medici non era solo un'antenata della mia famiglia. Il suo ritratto è stato dipinto proprio qui, su quest'isola, e molti credono che nasconda il segreto della sua fine tragica. Da allora, nessuno ha mai più vissuto sull'isola a lungo. C'è chi dice che la sua presenza aleggi ancora tra queste mura.
Aurora sentì un brivido correre lungo la schiena. Non era certo superstiziosa, ma c'era qualcosa nel tono di Leonardo e nell'aria pesante della stanza che le faceva sentire un'inquietudine crescente.
“Non sono mai stato il tipo da credere nelle leggende”, continuò Leonardo, “ma il mistero che avvolge il dipinto è reale. E voglio scoprire la verità, qualsiasi cosa sia.”
Aurora fissò nuovamente il ritratto. La bellezza di Maddalena De Medici sembrava quasi viva sotto la patina del tempo, e una strana sensazione di familiarità si insinuò dentro di lei.
“Farò tutto il possibile”, disse infine, senza distogliere lo sguardo dalla tela, “per riportare alla luce questo straordinario ritratto”.