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Il gioco

 di Simona Panfili

Il gioco si chiama "scrivi o muori". Devo scrivere per 20 minuti, mentre un uomo mi punta una pistola alla testa. Se non so cosa scrivere, scrivo "non so cosa scrivere", altrimenti muoio.
Decido di descrivere la pistola e dei sentimenti di paura, rimpianto e desiderio che mi provoca l'essere minacciata.

Descrivo anche l'uomo che mi ha in pugno e lo riterrei perfino affascinante se non fosse che la mia vita è in pericolo.

La pistola è nera, opaca, senza fronzoli. Una Beretta, forse. Non ne capisco molto, ma il peso che ha nel pugno dell'uomo davanti a me è inconfondibile.
È pesante anche se non la sto tenendo io. La sento gravare sulle mie spalle, sul mio petto, sulle mie mani che tremano sulla tastiera.

Scrivi o muori.
Non so cosa scrivere.
Scrivo.

Non posso permettermi di pensare troppo. Ogni secondo di vuoto è un secondo più vicino al nulla. L'inchiostro digitale è il mio solo scudo, la mia sola preghiera. Se scrivessi più lentamente, se ne accorgerebbe? La mia coscienza ne resterebbe offesa? Non credo di dovermene preoccupare adesso.
Eppure, mentre digito, il mio sguardo si posa di nuovo su di lui.

Ha occhi chiari, forse azzurri, forse grigi. Non riesco a capirlo bene con la luce incerta della lampada. La sua espressione è rilassata, quasi divertita.
Il che mi fa infuriare più di quanto non mi terrorizzi. O forse il terrore e la rabbia sono ormai la stessa cosa.

Se non fosse per la pistola, lo troverei affascinante. Quella mascella forte, la barba accennata, l'aria di qualcuno che ha visto troppo e se n'è stancato.
Potrebbe essere un attore in un film noir, la scena di fumo che sale da una sigaretta dimenticata sul bordo del posacenere. Ma il fumo qui non c'è, e l'unica cosa che potrebbe bruciare è la competizione nella mia testa.

Scrivi.
Non so cosa scrivere.
Scrivo.

Le parole scorrono come un battito cardiaco impazzito, come una preghiera disperata. Mi domando cosa proverò nel momento in cui premerà il grilletto, se davvero lo farà.

Forse non lo farà.

Forse non vuole uccidermi, ma solo vedere fino a che punto posso spingermi.

Forse è questo il gioco.

O forse non c'è nessun gioco, solo la canna fredda di un'arma e la certezza che, se mi fermo, smetterò di esistere.

Scrivi.
Non so cosa scrivere
Scrivo.