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Luce nell'Open Space
Capitolo 5
Dopo quella lunga e sofferta conversazione, Claudia e Luca decisero di prendersi una pausa. Nessuno dei due voleva, ma sapevano che era necessario. La tensione nell'ufficio si era fatta palpabile e il silenzio si stava facendo pesante come un macigno. Luca tornò a casa quella sera con un senso di vuoto, mentre Claudia rimase in ufficio, fissando il soffitto del suo studio, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta.
Nei giorni seguenti, Luca si buttò a capofitto nel lavoro. Era l'unico modo per distrarsi dai pensieri che continuavano a girargli in testa. Si alzava presto la mattina, arrivava in ufficio prima di tutti, e spesso era l'ultimo a uscire. Gli sguardi curiosi dei colleghi, i sussurri alle sue spalle, sembravano non esistere. L'unica cosa che contava per lui in quel momento era dimostrare a sé stesso – e forse anche a Claudia – che era all'altezza.
Un giorno, stava lavorando su un progetto importante per un nuovo software aziendale, aveva passato ore a scrutare il codice, cercando di capire perché l'algoritmo non funzionasse come previsto, quando finalmente trovò la soluzione. Il cuore gli batté forte nel petto e con dita frenetiche iniziò a correggere il codice.
"Maledizione, ci sono riuscito!" esclamò a bassa voce, cercando di trattenere l'euforia. Non era solo un piccolo successo, ma qualcosa che avrebbe fatto fare un salto di qualità all'intero progetto.
Il giorno della presentazione arrivò in fretta. Luca si trovava nella sala riunioni con il resto del team e i dirigenti aziendali. Claudia era lì, seduta in fondo alla stanza. I loro sguardi si incrociarono per un istante, ma lei si voltò subito, cercando di mantenere la sua espressione neutra. Luca si sentì improvvisamente nervoso, ma respirò a fondo e si concentrò sulla presentazione.
"Buongiorno a tutti," iniziò con la voce più sicura che poté raccogliere, "oggi vi presenterò il nostro nuovo algoritmo di ottimizzazione che rivoluzionerà il sistema di gestione dati aziendale."
Mentre parlava, mostrava le schermate, i grafici e le simulazioni. Il suo lavoro aveva già ottenuto risultati concreti e misurabili e le reazioni dei dirigenti furono positive sin da subito. Quando finì, la sala era in silenzio, poi il responsabile del progetto, un uomo di mezza età con l’aria severa, si alzò in piedi.
"Questo è davvero impressionante, Luca," disse. "Non avevo dubbi sulle tue capacità, ma questo... questo supera le aspettative."
Luca sentì il sollievo invaderlo come una calda ondata, ma non riuscì a evitare di cercare con lo sguardo Claudia, che lo fissava ora con un'espressione di profondo orgoglio e, forse, qualcos'altro.
A fine riunione, mentre tutti uscivano dalla sala, Claudia si avvicinò a lui silenziosamente. "Luca..." iniziò, guardandolo con dolcezza. "Hai fatto un lavoro straordinario. Sapevo che avevi del potenziale, ma oggi mi hai davvero stupita."
Luca, colto alla sprovvista, la fissò per un attimo senza parole. "Grazie, Claudia. Non so come ci sono riuscito, ma..." si fermò, quasi imbarazzato, "mi sono concentrato solo sul lavoro."
Claudia fece un piccolo sorriso. "Lo so. E sono fiera di te."
Quelle parole colpirono Luca dritto al cuore. "Io... non ho mai smesso di pensare a te, Claudia," ammise finalmente. "Ma volevo dimostrarti che sono più di un giovane goffo."
Claudia scosse la testa. "Non sei mai stato solo quello. Ma oggi hai dimostrato a tutti il tuo valore. E questo è ciò che conta."
Dopo la riunione, seduta alla sua scrivania, fissava i fogli di progetto, ma le righe di testo sembravano sbiadire di fronte ai suoi occhi. La sua mente tornava sempre lì, a Luca. Le sue parole, il suo sorriso timido, e quel bacio che sembrava averle lasciato una traccia indelebile nel cuore.
Anche Claudia aveva tentato di gettarsi nel lavoro, come sempre aveva fatto nei momenti di difficoltà, ma ogni volta che provava a ignorare i suoi sentimenti, sentiva crescere un senso di vuoto. "Non posso continuare così", si disse mentre fissava lo schermo del computer senza leggere davvero nulla. Non riusciva più a tenere i suoi pensieri chiusi in un angolo. Non quando si trattava di Luca.
Sapeva che la situazione andava affrontata, e decise di farlo nel modo più diretto possibile. Organizzò una riunione con Marco e i vertici aziendali, desiderosa di chiarire ogni dubbio e affrontare la questione una volta per tutte. Voleva dimostrare che il suo rapporto con Luca non influiva minimamente sul suo lavoro o sulle sue decisioni professionali.
Quel giorno, la sala riunioni sembrava più ampia del solito, le grandi vetrate lasciavano entrare troppa luce, Claudia non lo aveva mai notato. I dirigenti erano già seduti attorno al tavolo di vetro quando Claudia entrò, con una calma apparente che nascondeva la tensione che provava. Marco, seduto a capo del tavolo, la fissava con un'espressione seria, quasi impenetrabile.
"Claudia, grazie per averci convocati," disse il direttore generale, un uomo di circa sessant'anni con gli occhiali tondi. "Hai qualcosa di importante di cui parlarci, immagino."
Claudia annuì e prese un respiro profondo. "Sì, ho deciso di affrontare direttamente una questione personale che, a quanto pare, è diventata oggetto di pettegolezzi in azienda." Fece una pausa, osservando i volti attorno a lei. Marco la fissava con uno sguardo che si faceva sempre più rigido, come se già sapesse cosa stava per dire.
"Riguarda la mia relazione con Luca," continuò, decisa. "Sì, io e Luca ci siamo avvicinati al di fuori dell’orario di lavoro, e ci tengo a essere chiara: questo non ha mai influenzato le mie decisioni professionali. Né influenzerà mai la mia capacità di guidare il team."
Ci fu un mormorio di sorpresa attorno al tavolo. Marco rimase in silenzio, le mani serrate sul tavolo. Il direttore generale inclinò leggermente la testa, ascoltando attentamente.
"Claudia," intervenne uno dei dirigenti, una donna dai capelli grigi e il viso severo. "Capisco che tu voglia essere trasparente, ma non ti preoccupi che questa relazione possa compromettere l'immagine tua o di Luca all'interno dell'azienda? Potrebbe far pensare a favoritismi."
Claudia era pronta a quella domanda. "Capisco le preoccupazioni e sono consapevole che ci sono situazioni delicate in cui una relazione personale potrebbe interferire con il lavoro. Ma questo non è il nostro caso. Luca sta dimostrando il suo valore con il duro lavoro, indipendentemente da me. Se ci fossero mai problemi di gestione, mi rimetterei alle decisioni dell’azienda."
Marco improvvisamente sbottò. "Ma Claudia, non ti rendi conto che stai mettendo a rischio la tua carriera per uno… un ragazzo che è qui da pochi mesi? Sei sempre stata professionale, e ora… stai mettendo tutto in discussione."
Claudia lo guardò con calma, ma con una determinazione che non aveva mai mostrato prima. "Marco, non sto mettendo nulla in discussione. La mia carriera, il mio ruolo qui, il mio impegno… tutto rimane lo stesso. Solo che ora ho deciso di essere trasparente. Non ho mai chiesto trattamenti speciali per Luca, né lo farò. E se qualcuno dovesse avere dei dubbi, sono pronta a farmi da parte per il bene dell’azienda."
Marco la fissò incredulo, come se non riuscisse a comprendere quella freddezza. "Stai davvero dicendo che saresti pronta a lasciare per… per lui?"
Claudia lo guardò negli occhi. "Non lo sto dicendo, Marco. Sto dicendo che se la mia relazione personale dovesse interferire con il mio lavoro, sarei la prima a fare un passo indietro. Ma non credo che accadrà, perché Luca e io siamo professionisti prima di tutto. E meritiamo entrambi di essere giudicati per il nostro lavoro, non per chi scegliamo di frequentare."
Il direttore generale, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne. "Claudia, apprezziamo la tua franchezza. Credo che tutti qui possiamo convenire che, fino a prova contraria, il tuo comportamento professionale è sempre stato impeccabile. Diamo per scontato che la tua relazione non avrà ripercussioni sul lavoro."
Claudia annuì, sollevata da quelle parole. "Grazie, non ve ne darò motivo."
Mentre la riunione si chiudeva, Claudia si alzò e incrociò lo sguardo di Marco e per la prima volta lei capì quanto profondo fosse il suo risentimento. Ma ormai aveva fatto la sua scelta, e sapeva che non avrebbe cambiato idea.
Le giornate in azienda iniziarono a diventare sempre più tese per Luca. Non era tanto il carico di lavoro, che riusciva a gestire con crescente sicurezza, ma quella sensazione di essere osservato, giudicato in ogni minimo errore. Da quando Claudia aveva deciso di essere trasparente riguardo alla loro relazione, le cose sembravano peggiorare. Ogni volta che faceva una piccola svista, come dimenticare un dettaglio in un report o ritardare leggermente una consegna, Marco era lì, pronto a farglielo notare. Non in modo diretto, ma con sguardi taglienti e commenti sibillini durante le riunioni.
Una mattina, durante la consueta revisione dei progetti, Marco interruppe bruscamente Luca mentre stava esponendo il suo lavoro. "Mi sembra che ci sia un errore nella sezione sulle tempistiche, Luca. Non pensi che un ritardo di questo tipo potrebbe compromettere tutto il progetto?" disse Marco, con un tono apparentemente pacato, ma carico di sottile veleno.
Luca, colto di sorpresa, sfogliò rapidamente i suoi documenti. "In realtà, ho già previsto una soluzione per compensare quel ritardo," rispose, cercando di mantenere la calma, ma Marco non sembrava disposto a lasciar correre.
"Soluzione? Certo, come no," disse, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le braccia. "Sono sicuro che Claudia ne sarà impressionata... come lo è stata finora, del resto." Il sottotesto era chiaro: Marco insinuava che Luca stesse ricevendo favoritismi.
Luca si irrigidì. Non era la prima volta che Marco faceva allusioni simili, ma quella volta sentì montare dentro di sé una rabbia a lungo repressa. Sapeva che non si trattava solo di lavoro, che Marco stava usando ogni occasione per screditarlo, per farlo sembrare incapace agli occhi dei colleghi e, soprattutto, di Claudia.
Alla fine della riunione, quando tutti gli altri si furono allontanati, Luca decise di affrontare Marco. Lo trovò nel corridoio, intento a parlare con una collega, appena lo vide arrivare, Marco si irrigidì. Luca si avvicinò a lui senza esitazione.
"Marco, possiamo parlare?" chiese con una voce decisa che sorprese persino lui.
Marco lo guardò dall’alto al basso, con uno sguardo carico di disprezzo. "Se è per l’ennesimo errore che hai commesso, non vedo perché dovremmo."
Luca si avvicinò, abbastanza da parlare senza essere sentiti dagli altri. "So cosa stai facendo. E non riguarda il lavoro," disse in tono fermo, guardando Marco dritto negli occhi.
Marco fece un passo indietro, fingendo di non capire. "Non so di cosa stai parlando, Luca. Se sei incompetente nel tuo lavoro, non è colpa mia."
Raggiunsero l'ufficio di Marco, Luca chiuse con poca delicatezza la porta.
"Non è solo per i miei errori. Tu stai cercando di sabotarmi perché non accetti che io e Claudia stiamo insieme," replicò Luca, il respiro affannoso per l'emozione.
Marco lo fissò con sguardo glaciale, ma per un istante nei suoi occhi comparve una scintilla di verità. "Tu pensi di meritare Claudia? Un ragazzino come te, appena arrivato, goffo e... non hai idea di chi sia lei veramente. Io l’ho vista crescere professionalmente, io ho sempre... sono stato al suo fianco."
Luca sentì una fitta allo stomaco, ma non abbassò lo sguardo. "Io la amo," disse, le parole gli uscirono più semplici di quanto avesse immaginato. "E lei mi ama, Marco. Questo non ha nulla a che fare con il lavoro o con il tuo ruolo. È una cosa tra me e lei."
Marco scosse la testa, quasi incredulo. "Non durerà. Non puoi pensare di costruire qualcosa su un sentimento così fragile. Sei giovane, Luca. Non sai ancora come funziona il mondo. Claudia... lei ha bisogno di qualcuno che la comprenda, che la protegga."
Luca fece un passo avanti. "Claudia non ha bisogno di essere protetta da te, Marco. È capace di prendere le sue decisioni e ha scelto me. Se hai un problema con questo, non è corretto che tu lo faccia ricadere sul lavoro. Io sono qui per fare del mio meglio, e non ho intenzione di lasciare che i tuoi sentimenti personali rovinino tutto."
Il silenzio tra loro diventò palpabile, carico di tensione. Marco lo fissava, i pugni stretti, incapace di trovare una risposta immediata. Alla fine, fece un respiro profondo e la sua espressione si fece fredda. "Non sarà facile per te," disse con voce di sfida. "Non sarai sempre protetto. Il mondo del lavoro non perdona. E prima o poi... cadrai."
Luca non si lasciò intimidire. "Forse. Ma non sarà per colpa tua." Si voltò bruscamente e se ne andò, lasciando Marco lì, teso e pieno di rabbia. Sapeva che da quel momento in poi, avrebbe dovuto guardarsi le spalle, ma allo stesso tempo, sentiva di aver finalmente preso posizione. Non avrebbe permesso a Marco o a nessun altro di interferire con quello che provava per Claudia.
Tornò al suo posto di lavoro, cercando di rimettersi al lavoro, ma con la consapevolezza che la guerra era solo all’inizio.