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Inevitabilmente mia

Capitolo 2

Quella mattina Gloria si era alzata di buon’ora, aveva preparato una ricca colazione e si era messa a sfogliare meticolosamente le inserzioni online, dei siti più comunemente cliccati, decisa a trovare un lavoro.

Se ne stava in cucina con addosso una tuta in ciniglia blu, con i capelli raccolti a muccio, trattenuti da un’enorme pinza. Ai piedi portava un paio di calzettoni in spugna scura, odiava le pantofole: le facevano apparire i piedi enormi e le scappavano sempre. 

Si era riempita una grande tazza di caffellatte che teneva con la mano destra, il cornetto alla marmellata di albicocche nella mano sinistra, al centro sul tavolo era posato il computer. Sopra di esso la sua amata agendina dove scriveva qualsiasi cosa. Forse poteva essere considerata più un diario che un’agenda.

Posò la tazza e il cornetto, prese un tovagliolo tra i tanti posizionati al centro del tavolo con il quale si pulì le mani e la bocca dalle briciole decisa a dare inizio alla ricerca.

Aprì l’agenda che, come un contenitore di coriandoli a pressione, esplose rilasciando foglietti e pezzi di carta sui quali appuntava improvvise idee.

Qualcosa finì sul pavimento.

Gloria si abbassò per recuperarlo e una volta tra le mani lo riconobbe. Era il biglietto da visita di Matteo.

Non che lo avesse dimenticato, anzi. Non c’era giorno in cui non lo avrebbe voluto chiamare.

Allora perché non lo aveva ancora fatto? Qualcuno le aveva detto che in amore quello che sapeva fare meglio era auto sabotarsi.

Ricordava bene quel ragazzo incredibile per aspetto e modi che aveva incontrato la settimana prima in quel minuscolo bar. Quel momento prezioso in cui si era sentita così bene le era rimasto impresso sulla pelle.

Nonostante questo esitava, non si sentiva all’altezza, le era parso che Matteo appartenesse ad una categoria ben al di sopra della sua.

Come quando compri la frutta: Matteo era una categoria Extra, lei una banale seconda categoria. Che poi le differenze fossero solo nell’aspetto e non nella qualità, Valeria non ne era sicura.

Sì era soffermata anche sull’età, ci saranno stati quasi dieci anni di differenza. Lui era un uomo affermato probabilmente oltre i trent’anni mentre lei era a malapena una ragazzina appena uscita dall’università.

Il telefono squillò improvvisamente: Valeria, la sua amica fin dai tempi dell’asilo, la stava chiamando.

- Pronto Valeria, dimmi! - Gloria saltò i convenevoli perché si erano sentite la sera prima e quella ancora prima, forse la sentiva più di sua madre, ma ne era felice.

- Gloria ciao, sei libera questa sera? - anche Valeria non si perse in chiacchiere e andò subito al sodo.

- Sì, certo. Per te sempre! Cosa hai in mente? - le rispose Gloria.

- Abbiamo bisogno di aiuto questa sera qui all’hotel per la festa della FMT Design. Il capo cameriere di sala si è ammalato e non può venire, ma il ricevimento è questa sera! Ti prego, ti prego, ti prego! Dimmi che mi aiuterai! - aveva incalzato Valeria.

L’amica di una vita di Gloria lavorava nella gestione eventi di uno degli hotel più conosciuti della città e si rivolgeva sempre a Gloria quando c’era necessità di personale in più. Non aveva facoltà di assumerla, ma poteva darle una mano di tanto in tanto e ne era felice.

Sapeva che Gloria era capace e affidabile, con ottime qualità organizzative e di coordinamento. 

- D’accordo, di quanta gente parliamo e di quanti camerieri? Cosa prevede l’evento? - Gloria accettò, non solo perché aveva bisogno di soldi, ma anche perché adorava quel genere di impegno.

Dopo aver definito i dettagli, e chiuso la telefonata, Gloria mise via il computer e ripulì la cucina.

Richiuse l’agenda con all’interno il suo desiderio di rivede Matteo, come uno scrigno che custodisce i sogni più preziosi e iniziò i preparativi. 

Non era solo una questione di abilità, si trattava in questo caso principalmente di immagine.

- Accidenti, non le ho chiesto dell’abito! - disse bisbigliando come in un pensiero detto ad alta voce - cosa dovrei indossare? Forse ci sarà una divisa… -

Prese il cellulare e inviò un messaggio a Valeria per conoscere l’abbigliamento necessario richiesto per la serata.

Valeria le rispose subito sostenendo che non si doveva preoccupare perché all’abito avrebbe pensato lei e aggiunse una faccina che strizzava l’occhio in fondo al testo del messaggio.

Gloria pensò di doversi preoccupare, sperò di dover indossare una divisa e non un abito scelto dall’amica dai gusti bizzarri alquanto discutibili.

Alle 17 Gloria si fece trovare nel gran salone puntuale e disponibile, Valeria le fornì l’abito, l’auricolare per le comunicazioni e la documentazione sulle portate da servire compresa la disposizione dei camerieri. 

Gloria andò nello spogliatoio, uno stanzino liberato per l’occasione, dove avrebbe potuto tenere al sicuro le sue cose.

Prese la sacca che custodiva l’abito fornito dalla ditta per la serata.

“Ti prego fa che sia una divisa, semplice, banale e comoda.” Pensò.

Fece scorrere verso il basso la cerniera che lasciò lentamente scoprire un abito lungo color porpora dalle linee semplici, ma eleganti.

L’abito aveva un nastro morbido intorno al collo che tratteneva leggermente arricciato il tessuto in ugual modo sul davanti e sul retro, mentre le spalle restavano abbondantemente scoperte. All’altezza della vita, un riccio dava origine ad un  volant che accompagnava tutta la lunghezza dell’abito fino alle caviglie. Un sandalo color crema e una stola coordinata erano gli accessori abbinati in modo impeccabile.

“Non deve averlo scelto Valeria” aveva pensato Gloria lasciando trasparire un mezzo sorriso di scherno.

Indossò l’abito, raccolse tutto ciò che le occorreva per svolgere al meglio la serata ed entrò nel salone.

Il ricevimento prevedeva un buffet così al centro della sala era stato preparato un lungo tavolo ovale con superbe decorazione dove sarebbero stati offerti innumerevoli vassoi colmi di cibo, pietanze elaborate e artisticamente presentate.

Qua e là erano stati sistemati tavoli alti, impreziositi da composizioni originali, ma discrete che fornivano un valido appoggio per i piatti ricchi di prelibatezze e per i bicchieri di vino con cui gli ospiti si sarebbero serviti.

Più avanti qualche grande tavolo, apparecchiato in stile elegantemente classico, avrebbe ospitato alcuni dei soci più anziani della società con le rispettive famiglie. 

In fondo, proprio di fronte all’ingresso, era stato predisposto un palco dotato di schermo di grandissime dimensioni e di un leggio fornito di microfono.

Numerosi camerieri in divisa dai modi impeccabili avrebbero girato per la sala offrendo calici di spumante e deliziose tartine agli ospiti.

Alle 18,30 il personale era pronto per dare inizio alla serata.

Tutto sarebbe dovuto andare liscio e senza intoppi.