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L'incontro
Capitolo 5
Mi sono sempre chiesta perché sul più bello accade immancabilmente qualcosa che rompe l’equilibrio di una situazione che ha ormai un suo percorso ben definito.
Per quale motivo un imprevisto deve sempre accadere e farci sentire la mancanza di punti di riferimento?
Lo squillo del cellulare ha lo stesso effetto della sveglia alla mattina. Non ti lascia alternative, devi per forza allontanarti dalla tua dimensione perché sei richiamata alla cruda realtà.
L’incanto è terminato.
Matteo guarda lo schermo del telefonino e la sua espressione torna austera e distaccata.
Afferra velocemente un tovagliolo di carta, si ripulisce dalla schiuma del caffè macchiato e sospira.
Non so davvero se essere triste per me o dispiaciuta per lui che ha dovuto lasciare un “abito” comodo per quello formale.
Quando però tira su il capo per dirmi
- Mi dispiace, devo rispondere -
Il suo tono è delicato, quasi protettivo.
Quindi si alza e si allontana dal tavolo.
La sua conversazione è impeccabile, nessuna reazione evidente, sguardo basso e mano in tasca.
Il mio istinto mi suggerisce di osservare per cercare di cogliere un’ulteriore sfumatura di quest’uomo dal carattere così variegato. La ragione però si impone giudicandomi invadente. Distolgo così lo sguardo concentrandomi sulla vista di cui posso godere avendo scelto un posto accanto alla finestra.
Circondate dal delicato tepore autunnale, sulla strada ci sono molte persone. Qualcuno è di fretta, altri passeggiano lentamente per godere della ritrovata aria fresca. Qualcuno preferisce lasciarsi sedurre dalle vetrine colme di novità e nuovi arrivi.
A terra numerose foglie secche, arrese alla pressione del vento, colorano il viale delle calde tinte di ottobre.
Non posso sentirlo, ma avverto distintamente il fruscio dei passi sopra il fogliame.
Un uomo all’angolo vende le caldarroste e ha appena consegnato un cartoccio a una coppia che lo condividerà.
La mia mente vaga immaginando un pomeriggio in compagnia di Matteo.
Mangeremmo anche noi le caldarroste o preferiremmo comunque un gelato?
Faremmo una bella passeggiata o sceglieremmo l’ultimo film d’avventura uscito al cinema?
Fortunatamente Matteo torna al tavolo e abbandono quei pensieri insieme ai quali sono andata troppo oltre.
Lo guardo mentre si siede e un sorriso sorpreso e malinconico al contempo nasce d’istinto sul mio volto. Sono incredula davanti a ciò che provo in questo momento e per ciò che sto desiderando di far mio.
Matteo sembra non aver notato la mia espressione.
Tutto ciò che penso, che ricerco e sogno è ancora solo e soltanto mio.
Mi guarda dispiaciuto, come se stesse mancando un’occasione, come se si stesse lasciando sfuggire un’opportunità.
- Mi spiace davvero tantissimo, ma devo andare. -
La voce di Matteo esprime dispiacere, ma anche rabbia e, nello stesso tempo, è come se cercasse una soluzione, un’altra possibilità.
Infila la mano nel taschino interno della giacca e tira fuori il suo biglietto da visita.
In questo momento è come un bambino che è riuscito a risolvere un gioco di logica a cui non era stato capace di dare soluzione sino a quel momento.
Mi porge il bigliettino e aggiunge:
- Mi chiami, aspetterò una sua telefonata. Vorrei rivederla. -
Adesso il suo volto mostra meravigliosi occhi speranzosi.
Non posso dire altro se non
- Lo farò. -
Matteo si alza e si avvia verso l’uscita del locale.
Il mio sguardo lo segue insistente e, prima di sparire dietro la porta, mi lancia il suo asso nella manica in modo deciso e senza alcuna pietà.
Sa bene quale sarà il suo effetto.
Il volto illuminato dal quell’incredibile sorriso è l’ultimo ricordo che ho di lui in questa giornata sorprendente e inaspettata.
Fine