
Storie, racconti e altro
Una compagnia spiritosa
Parte terza
Quella mattina i tre fantasmi i aiutarono molto Molli la quale, verso l’ora di punta, ricevette una visita del tutto inaspettata da un rappresentante del governo.
Scoprirono poi che un sultano arabo aveva deciso di soggiornare al castello per il periodo di una vacanza e che per questo avrebbe ben pagato.
Data la sua situazione Molli non poté che accettare sperando, così facendo, di poter salvare il castello.
Quando il sultano arrivò fu subito accompagnato nella sua stanza insieme ad un baule dal quale non si allontanava mai.
Molli e i suoi genitori non ci fecero molto caso, ma qualcun altro invece lo notò immediatamente.
"Cosa ci sarà in quel baule?" chiese incuriosito Ugo.
"Non lo so proprio." replicò lo zio Max.
"Potremmo aprirlo quando sultano sarà uscito dalla stanza per la cena." suggerì Rotondella.
"Buona idea!" risposero gli altri due.
Aspettarono la sera e quando tutti furono nella sala da pranzo andarono ad aprire il forziere.
A notte fonda tutti stavano già dormendo da molto tempo quando, ad un certo punto, il sultano scese le scale frettolosamente gridando:
"Hanno rubato le mie preziose monete d’oro! Chiamate la polizia! Chiamate la polizia!".
Nel giro di poche ore la polizia stava già perquisendo ogni stanza del castello, anche quella di Molli.
"Ecco le ho trovate! Le monete sono nella stanza della signorina" disse un agente "c’è anche questo biglietto “facciamo tutto per te! firmato R.U.M.” lo ha scritto lei, signorina?" continuò il poliziotto.
"Io no, ma so che è stato! Sono stati i fantasmi del castello! Forza! Venite fuori, avanti!" disse spaventata Molli.
"Signorina, qui non c’è nessuno e poi quale fantasma si potrebbe mai chiamare come una bevanda alcolica? La preghiamo di seguirci in centrale, lei è in arresto." dichiarò il commissario.
Così Molli salutò i suoi genitori, salì sul pulmino della polizia che partì immediatamente.
"Capo, il pulmino se ne è andato!" esclamò un uomo in divisa.
"Lo so, sta andando alla centrale." rispose il commissario.
"Ma l’autista sono io!" continuò l’agente.
"Quindi la prigioniera sta scappando! Presto, inseguiamola!" realizzò il capo della polizia.
E partirono dietro al pulmino.