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Il seggio del silenzio 

Quarta parte

La voce delle sparizioni cominciò a diffondersi fuori dai confini della cittadina. Le prime voci giunsero ai paesi limitrofi, poi si propagarono come un'eco inquietante, raggiungendo le autorità provinciali e attirando l'attenzione dei giornalisti in cerca di notizie sensazionali.

Pochi giorni dopo, la tranquillità di Montefreddo fu spezzata dal suono di sirene e dai lampeggianti delle auto della polizia. Un gruppo di giornalisti con telecamere e microfoni si era radunato fuori dalla scuola abbandonata che fungeva da seggio elettorale.

"Signor Sindaco, è vero che ci sono stati dei casi di sparizione misteriosa?" chiese una giovane reporter con il microfono proteso verso di lui. "Può dirci qualcosa di più?"

Il sindaco, visibilmente stanco e preoccupato, cercò di mantenere la compostezza. "Sì, ci sono state alcune sparizioni inspiegabili, ma stiamo facendo tutto il possibile per capire cosa sta succedendo. Abbiamo organizzato ricerche approfondite e ora la polizia è qui per aiutarci."

Un poliziotto, il commissario Rossi, si fece avanti per prendere la parola. "Siamo stati informati di queste sparizioni e siamo qui per condurre un'indagine approfondita. Chiediamo alla popolazione di collaborare con noi e di rimanere calma. Ogni dettaglio potrebbe essere importante."

"Siamo qui per aiutare," aggiunse un altro ufficiale. "Faremo tutto il possibile per risolvere questo mistero."

"Signor Commissario," chiese un altro giornalista, "quali sono le prime ipotesi? C'è qualche indizio concreto?"

"Al momento, stiamo esplorando tutte le possibilità," rispose Rossi. "Abbiamo appena iniziato le indagini e ci vorrà del tempo per avere un quadro completo."

Nel frattempo, i giornalisti si muovevano come uno sciame di api intorno agli abitanti del paese, cercando di ottenere interviste e commenti. "Cosa può dirci di Marta?" chiese una giornalista a Caterina, l'amica della donna scomparsa.

Caterina, con le lacrime agli occhi, rispose a fatica. "Era una persona meravigliosa. Non avrebbe mai lasciato il paese senza dire nulla. Qualcosa di terribile deve essere successo."

"Pensa che ci sia qualcosa di soprannaturale in tutto questo?" incalzò un altro giornalista.

"Non lo so," disse Caterina, scuotendo la testa. "Non so più cosa pensare."

Marco, che osservava la scena con preoccupazione, si avvicinò al sindaco. "Signor Sindaco, dobbiamo fare qualcosa per mantenere la calma tra la gente. Tutto questo clamore non aiuta."

"Hai ragione, Marco," rispose il sindaco. "Dobbiamo concentrarci sulla ricerca e sulla collaborazione con la polizia."

Con l'arrivo della polizia, le indagini presero una piega più strutturata. Gli agenti perlustrarono ogni angolo dell'edificio, utilizzando torce potenti e strumenti per rilevare eventuali passaggi segreti o anomalie strutturali. Il commissario Rossi coordinava le operazioni, parlando con i suoi uomini e assicurandosi che nulla venisse tralasciato.

"Signor Sindaco," chiamò Rossi, "abbiamo trovato qualcosa. Venga a vedere."

Il sindaco si avvicinò rapidamente al punto indicato. "Cosa avete trovato?" chiese con ansia.

"Qui, sotto il tavolo," rispose Rossi, sollevando un pannello del pavimento. "Sembra esserci un passaggio segreto."

Gli occhi del sindaco si spalancarono. "Un passaggio segreto? Questo potrebbe spiegare le sparizioni!"

"Procederemo con cautela," disse Rossi, mentre un gruppo di agenti si preparava a esplorare il passaggio. "Non sappiamo cosa ci aspetta là sotto."

Mentre gli agenti si calavano nel passaggio, la tensione tra gli abitanti di Montefreddo cresceva. "Finalmente, una pista!" esclamò Giovanni, osservando con speranza.

"Preghiamo che porti a qualcosa di buono," sussurrò Anna, stringendo il fazzoletto tra le mani.

E così, mentre la nebbia continuava ad avvolgere Montefreddo nel suo silenzioso abbraccio, gli abitanti attesero con il fiato sospeso, sperando che il mistero delle sparizioni fosse finalmente vicino a una soluzione.

Gli agenti continuarono a esplorare il passaggio segreto con cautela, scendendo per una stretta scala di pietra che sembrava risalire a tempi antichi. L'aria era umida e viziata, e il silenzio era rotto solo dal suono dei passi e dai respiri pesanti. Alla fine della scala, si aprì una grande sala sotterranea, illuminata debolmente da alcune torce appese alle pareti.

"Commissario, guardi qui," disse uno degli agenti, indicando una serie di simboli incisi nella pietra. "Sembra una sorta di antico alfabeto. Forse latino, o qualcosa di simile."

"Interessante," rispose Rossi, esaminando i simboli con attenzione.

Mentre gli agenti esploravano la sala, uno di loro si avvicinò a un vecchio baule di legno coperto di polvere. "Signor Commissario, credo che dovremmo dare un'occhiata qui dentro."

Rossi annuì e fece cenno di aprire il baule. All'interno, trovarono una serie di documenti ingialliti, insieme a oggetti strani e inquietanti: maschere rituali, candele consumate, e una vecchia fotografia in bianco e nero che raffigurava un gruppo di persone in abiti cerimoniali.

"Questo è davvero inquietante," disse uno degli agenti, scrutando la fotografia con attenzione. "Queste persone... sembrano appartenere a un qualche tipo di setta."

"È possibile," rispose Rossi, con un'espressione cupa. "Ma cosa ha a che fare tutto questo con le sparizioni?"

Improvvisamente, un rumore di passi alle loro spalle fece sobbalzare tutti. Si voltarono di scatto, puntando le torce verso l'ingresso della sala. 

"Chi siete voi?" chiese Rossi, alzando la voce per sovrastare l'eco. "E cosa state facendo qui?"