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Il seggio del silenzio
Quinta parte
La figura avanzò lentamente, rivelando un volto segnato dal tempo e dagli anni. "Io sono l'ultima custode del segreto di Montefreddo," disse con una voce profonda e grave.
Lentamente, la luce fioca delle torce mostrarono il volto di quella strana presenza.
Un'anziana donna, che molti in paese conoscevano semplicemente come la "Vecchia Nora" si fece avanti, la sua era una figura enigmatica e temuta. Nessuno ricordava esattamente quando fosse arrivata a Montefreddo, e non si sapeva molto del suo passato. Alta e magra come un ramo secco, il suo volto era solcato da profonde rughe che sembravano raccontare secoli di vita. Gli occhi, di un grigio penetrante, osservavano il mondo con una lucidità inquietante, quasi disumana. I capelli, ormai bianchi come la neve, erano sempre raccolti in uno chignon ordinato, e portava abiti scuri e pesanti che sembravano appartenere a un'epoca lontana.
Nora abitava in una piccola casa di pietra ai margini del bosco, un'abitazione avvolta in un alone di mistero. Gli abitanti di Montefreddo evitavano quel luogo, preferendo non sapere cosa accadesse oltre quella porta chiusa. Alcuni dicevano che fosse una strega, altri che custodisse segreti antichi, troppo pericolosi per essere rivelati. I bambini si raccontavano storie su di lei, inventando leggende che la dipingevano come la guardiana di un male antico, ma nessuno osava avvicinarsi per scoprirlo.
"Questo luogo nasconde verità che non dovrebbero mai essere rivelate." aveva continuato la donna.
"Cosa intende dire?" chiese Rossi, mentre gli agenti si avvicinavano con cautela.
"La setta è stata tradita," sussurrò Nora ai poliziotti. "Il dio si sta risvegliando, e se non agiamo in fretta, nessuno sarà al sicuro."
Gli agenti si guardarono, sconvolti. "Cosa sta blaterando? Che assurdità!"
"È la verità," concluse la donna. "E ora che l'avete scoperta, siete tutti in pericolo."
Il commissario Rossi non riusciva a nascondere il suo scetticismo. "Signora," disse con calma, ma con una nota di impazienza nella voce, "quello che sta dicendo è... a dir poco inverosimile. Non possiamo credere a queste storie. Montefreddo è un paese con veri problemi, non una fiaba per spaventare i bambini."
Nora lo fissò con i suoi occhi grigi e imperscrutabili, ma non replicò subito. Il commissario provò un fremito, quasi impercettibile, che lo fece vacillare. Ma non poteva permettere che una vecchia signora, dalle capacità razionali alquanto discutibili, gli facesse perdere il controllo.
"Comunque sia," continuò Rossi, cercando di sembrare autoritario, "la porteremo alla stazione di polizia. Se c'è qualcosa di vero nelle sue parole, lo scopriremo lì."
Nora annuì lentamente, come se quel risultato fosse inevitabile. "Come vuole, commissario," rispose con un tono che suggeriva che nulla di ciò che avrebbe fatto avrebbe cambiato il corso degli eventi.
Fuori dalla scuola abbandonata, i lampeggianti delle auto della polizia illuminavano la scena, e un gruppo di curiosi si era radunato, sussurrando e scambiandosi occhiate preoccupate. "La portano via," bisbigliò qualcuno. "Finalmente! Quella vecchia è sempre stata strana."
Mentre Rossi accompagnava Nora all'auto della polizia, i giornalisti si affollarono intorno a loro, cercando di catturare qualche dichiarazione. "Commissario, la signora è coinvolta nelle sparizioni?" "Perché la portate via?"
"Fatevi da parte!" ordinò Rossi, cercando di contenere la folla. Aprì la portiera posteriore dell’auto e fece cenno a Nora di entrare.
Lei salì con lentezza, ma con una dignità che contrastava con la situazione. "Non sarà la polizia a salvarvi, commissario," bisbigliò mentre si accomodava sul sedile. "Non avete idea di cosa state affrontando."
Rossi chiuse la portiera con un certo nervosismo e si diresse verso il posto di guida. Una volta in macchina, lanciò un'ultima occhiata allo specchietto retrovisore, dove vide Nora seduta immobile, con lo sguardo perso in un punto indefinito, come se fosse già altrove.
Mentre l'auto della polizia si allontanava dalla scuola, Rossi non poteva fare a meno di pensare che, per quanto assurde fossero le parole di Nora, una parte di lui era stata scossa. Forse era solo il peso della situazione, forse la sua mente stava cercando di dare un senso all’inspiegabile.
Nella stazione di polizia, l'atmosfera era tesa. Rossi portò Nora nella sala degli interrogatori, una stanza spoglia e fredda, illuminata da una luce al neon che ronzava fastidiosamente. La fece sedere su una sedia di metallo, mentre lui si posizionava dall'altra parte del tavolo.
"Raccontatemi di nuovo tutto, Nora," disse Rossi, cercando di mantenere un tono professionale, "voglio capire cosa è realmente accaduto. Chi è questo dio di cui parlate?"
Nora lo guardò, con una strana espressione, come se non fosse sicura se Rossi fosse pronto per la verità. "Commissario," iniziò lentamente, "non vi sto raccontando storie. Montefreddo è stato scelto molto tempo fa. Gli dei che veneravamo sono entità antiche, non come quelle delle vostre chiese, ma forze primordiali. Erano qui prima di noi, e rimarranno dopo di noi."
Da giovane, Nora era stata iniziata in una setta che adorava divinità dimenticate, antichi dei che affondavano le radici nei miti precristiani, figure potenti e malevole che richiedevano sacrifici per mantenere il loro favore. Figure come Nyx, la dea della notte, e Thanatos, il dio della morte, ma soprattutto una divinità più oscura e dimenticata. Questa divinità era considerata così pericolosa che il suo nome veniva sussurrato solo nei rituali più segreti, e solo Nora e pochi altri lo conoscevano davvero. La setta, che esisteva da secoli, si era tramandata in segreto attraverso le generazioni, mantenendo viva una conoscenza proibita e pericolosa.
La setta operava con uno scopo preciso: mantenere un equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, assicurandosi che l'oscurità rimanesse confinata. Montefreddo era stato scelto per il suo isolamento e per la sua vicinanza a un'antica fenditura nella terra, considerata un portale verso l'altro mondo. Il ruolo di custode dei segreti di Montefreddo della vecchia Nora era ben più oscuro di quanto chiunque potesse immaginare.
Rossi ascoltava, ma provava il forte desiderio di scartare tutto come follia e mentre Nora continuava a parlare, raccontando di rituali, di antiche promesse e del male che stava risvegliandosi, qualcosa, forse quel brivido che continuava a sentirsi sulla pelle, lo spingeva a continuare.