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La Biblioteca del Tempo
Prima parte
In una tranquilla cittadina di campagna, nascosta tra dolci colline e attraversata da un placido fiume, si trovava la Scuola Media "Giovanni Verga". Questo edificio antico, con le sue mura di pietra grigia, aveva resistito al passare del tempo, testimone di generazioni di studenti che ne avevano varcato la soglia. La scuola, avvolta da un'aura di mistero, sorgeva al centro di un grande giardino pieno di alberi secolari, i cui rami si intrecciavano come le pagine di un libro dimenticato.
Ogni mattina, quando il sole si alzava appena sopra l'orizzonte, gli studenti, con i loro zaini pesanti e il sorriso assonnato, attraversavano il giardino dirigendosi verso l'ingresso principale. Le grandi porte in legno scricchiolavano leggermente quando venivano aperte per accogliere gli alunni in quel luogo che sapeva di avventura e conoscenza.
C'era una particolarità che rendeva la "Giovanni Verga" diversa da tutte le altre scuole della regione: la sua biblioteca. Situata in una delle ali più antiche dell'edificio, la biblioteca era un vero e proprio labirinto di scaffali alti fino al soffitto, stracolmi di libri. Era un luogo tanto vecchio quanto affascinante, e il solo pensiero di entrarvi faceva brillare gli occhi ai ragazzi più curiosi.
In quella vecchia biblioteca, però, non erano soltanto i libri a suscitare curiosità. C'era anche il bibliotecario, un uomo di nome Arturo, che si aggirava tra gli scaffali con l’aria di chi conosceva ogni segreto nascosto in quei volumi. Arturo era un personaggio alquanto strano e misterioso, la cui presenza sembrava amplificare l'aura enigmatica della biblioteca.
Era un uomo di mezza età, con una figura sottile e slanciata che si muoveva con sorprendente agilità tra i corridoi polverosi. Indossava sempre lo stesso abito scuro, un po' logoro, che sembrava risalire a tempi ormai dimenticati. Portava occhiali rotondi dalle lenti spesse, attraverso i quali osservava il mondo con uno sguardo che sembrava attraversare le cose e le persone, come se fosse in grado di vedere ben oltre la realtà visibile.
Le voci tra gli studenti raccontavano che Arturo fosse stato il custode della biblioteca per così tanto tempo che nessuno ricordava chi lo avesse assunto o quando fosse arrivato alla "Giovanni Verga". Alcuni dicevano che fosse sempre stato lì, quasi come fosse parte integrante della scuola stessa.
Luca e Giulia, che avevano iniziato a frequentare la biblioteca sempre più spesso, non poterono fare a meno di notare la strana presenza di Arturo. Ogni volta che entravano, lo trovavano già lì, silenzioso, impegnato a sistemare libri sugli scaffali più alti o a leggere con attenzione pagine che solo lui sembrava comprendere. A volte, pareva quasi che i libri stessi si muovessero da soli per finire tra le sue mani.
Un pomeriggio, mentre i due amici si aggiravano tra gli scaffali in cerca di nuovi tesori, sentirono una voce bassa e profonda alle loro spalle. "Cercate qualcosa di particolare, giovani esploratori?"
Si girarono di scatto, trovandosi faccia a faccia con Arturo. Il suo viso, segnato da rughe sottili, era illuminato da un'espressione che sembrava racchiudere un misto di saggezza e ironia.
Giulia, un po' imbarazzata, cercò di rispondere. "Ehm, stavamo solo esplorando… questa biblioteca è così grande, e ci sono così tanti libri. È difficile non perdersi tra queste pagine."
Arturo sorrise, un sorriso che sembrava celare segreti antichi. "Oh, ma perdersi non è sempre una cosa negativa. A volte, perdersi è il primo passo per scoprire qualcosa di straordinario." Fece una pausa, guardando i due ragazzi con occhi penetranti. "Questa biblioteca è molto più di quanto sembri. Ogni libro ha una storia, certo, ma alcuni… alcuni libri nascondono qualcosa di più profondo. E solo chi è veramente curioso può trovarli."
Luca lo osservò con interesse. "Cosa intende dire, signor Arturo? Ci sono davvero libri speciali qui dentro?"
Arturo fece un gesto vago con la mano, come se volesse indicare tutto intorno a sé. "Questo è un luogo di conoscenza, di memorie… e di misteri. Ci sono libri che nessuno ha mai letto, e ce ne sono altri che appaiono solo a chi ne ha veramente bisogno. Ma attenzione, giovani amici," continuò abbassando leggermente la voce, "alcuni segreti non sono destinati a essere scoperti così facilmente."
Giulia si avvicinò di un passo, affascinata. "Lei sa quali libri sono? Ci può aiutare a trovarli?"
Il bibliotecario la fissò per un momento, poi scosse lentamente la testa. "Non sono io a decidere quali segreti scoprirete. È la biblioteca stessa a farlo. Ma se volete un consiglio," aggiunse con un tono complice, "non cercate soltanto nei luoghi visibili. A volte, i veri tesori sono nascosti proprio sotto il nostro naso."
Detto questo, Arturo si allontanò, scomparendo tra gli scaffali con la stessa rapidità con cui era apparso, lasciando Luca e Giulia immersi nella loro eccitazione.
"Che cosa pensi che volesse dire?" chiese Giulia, ancora sorpresa dalle parole del bibliotecario.
"Non lo so," rispose Luca, guardando il punto dove Arturo era sparito. "Ma credo che dovremmo cercare meglio, magari in quei vecchi scaffali in fondo… o forse c'è qualche stanza nascosta che non abbiamo ancora scoperto."
Luca e Giulia, sempre più curiosi, si addentrarono ancora più a fondo nella biblioteca. Ogni passo che facevano sembrava rivelare qualcosa di nuovo: un angolo nascosto, uno scaffale pieno di libri che non avevano mai notato prima, o un’ombra che pareva muoversi appena oltre il loro campo visivo.
"Dove credi che dovremmo cercare?" sussurrò Giulia, come se avesse paura di disturbare il silenzio quasi sacro che avvolgeva quel luogo.
Luca indicò una scala di legno appoggiata a uno degli scaffali più alti. "Lassù, nei ripiani più in alto. Quelli che nessuno raggiunge mai."
Giulia annuì, e i due ragazzi si diressero verso la scala. Luca salì per primo, tenendosi saldo mentre la struttura scricchiolava sotto il suo peso. Quando raggiunse la sommità, vide una fila di vecchi libri, impolverati e dall’aspetto fragile. Uno in particolare catturò la sua attenzione: era rilegato in pelle scura, con strani simboli dorati incisi sulla copertina, che sembravano formare un disegno complesso e misterioso.
"Giulia, guarda questo," disse Luca, tirando giù il libro con delicatezza e scendendo dalla scala. L'amica non era più lì.
Aveva sentito qualcosa, una strana sensazione che l'aveva attirata verso un'altra direzione, quasi come un sussurro silenzioso che sembrava chiamarla. Si era diretta lentamente verso uno degli angoli della stanza dove c'era un'arcata buia che si apriva in un altro corridoio.
"Giulia, aspetta," disse il ragazzo, con una nota di urgenza nella voce. "C'è qualcosa là fuori… lo sento." affermò l'amica.
Luca le corse dietro. "Cosa intendi? Cos’hai sentito?"
La fanciulla non riusciva a spiegarsi nemmeno a parole sue. "Non lo so… è come se ci fosse qualcosa che mi chiama. Una parte della biblioteca che non abbiamo ancora visto... forse"
Il ragazzo esitò per un momento, ma poi vide l'intensità negli occhi di Giulia e capì che non poteva fermarla "Va bene, andiamo a vedere."
I due giovani si addentrarono nel corridoio oscuro, che sembrava allungarsi all'infinito davanti a loro. L'atmosfera si fece più densa, e il silenzio era rotto solo dal loro respiro e dai passi cauti sul pavimento di pietra. Le pareti intorno a loro si strinsero, e Giulia sentì crescere dentro di sé una strana familiarità, come se avesse già conosciuto quel posto in qualche sogno lontano.
Alla fine del corridoio, apparve una piccola stanza illuminata da una luce tenue che filtrava da una finestra alta e stretta. Al centro, su un piedistallo di marmo bianco, si trovava un piccolo libro segnato dal tempo, decorato con incisioni che brillavano di un bagliore argenteo.
Giulia si avvicinò lentamente, come in trance, mentre Luca la seguiva, guardando la scena con meraviglia e apprensione. Quando Giulia si avvicinò allo scrigno, sentì il richiamo farsi più forte, quasi come se una forza invisibile la stesse guidando.
"È questo… è questo quello che mi stava chiamando," mormorò Giulia, allungando la mano verso lo scrigno.
"Giulia, aspetta!" disse Luca, preoccupato. "Non sappiamo cosa potrebbe essere. E se fosse pericoloso?"
Giulia esitò per un attimo, ma poi sollevò il volume e incominciò a leggere "In una terra lontana lontana, tanto tanto tempo fa...". Mentre leggeva, Giulia sentì una vibrazione lungo tutto il corpo, e un’immagine le balenò nella mente: un'immensa sala circolare, con pareti ricoperte di specchi, e al centro un orologio che ticchettava lentamente, come se misurasse il tempo in un mondo completamente diverso.
Giulia strinse il libro al petto tra le mani.
In quel momento, il silenzio della stanza fu rotto da un rumore proveniente dal corridoio. Era un passo leggero, ma deciso. Luca e Giulia si voltarono di scatto, i loro cuori battendo all'unisono.
"Arturo?" sussurrò Luca, ma non c'era nessuno.
La porta del corridoio era leggermente aperta, e una figura sembrava essere passata oltre. Ma quando Luca si avvicinò per controllare, non trovò nulla, solo l’ombra del corridoio vuoto.
Giulia sentì un fremito attraversarle il corpo mentre stringeva tra le mani il libro che si era trasformato in un pendente a forma di clessidra. La sabbia all'interno cominciò a scorrere più velocemente, illuminandosi di una luce dorata che si rifletteva nei suoi occhi. Luca la guardava con apprensione, notando che la luce stava crescendo di intensità.
"Giulia… cosa sta succedendo?" chiese Luca, mentre sentiva il pavimento sotto di loro tremare leggermente.
Prima che Giulia potesse rispondere, la luce esplose in un bagliore accecante, avvolgendo completamente i due ragazzi. Il mondo intorno a loro sembrò svanire in un istante, e per un momento furono immersi in un vortice di colori e forme indistinte.
Quando la luce si dissipò, Luca e Giulia si trovarono su un terreno erboso, sotto un cielo limpido di un azzurro profondo. Tutt'intorno a loro si estendevano vaste campagne, con colline ondulate e boschi fitti.
"Ma dove siamo?" sussurrò Giulia, guardandosi intorno incredula.
Luca si girò su se stesso, cercando di comprendere ciò che vedeva. "Non… non lo so."
Davanti a loro si stagliava un imponente castello di pietra grigia, con torri che si innalzavano verso il cielo e bandiere che sventolavano fiere sulla brezza leggera. Il suono di cavalli al galoppo e l'eco di armi che cozzavano l'una contro l'altra provenivano dal cortile del castello.
Improvvisamente, una carrozza lussuosa, trainata da quattro cavalli bianchi, passò loro accanto lungo un sentiero di ghiaia, dirigendosi verso il castello. Al suo interno, una dama dall'aspetto regale, vestita con un abito sontuoso di velluto rosso, osservò i due ragazzi con un misto di curiosità e sospetto.
"Siamo in un’altra epoca, in un tempo passato, molto lontano" mormorò Giulia, quasi senza fiato. "Come è possibile?"
Luca, ancora incredulo, toccò l'erba sotto i suoi piedi, cercando di convincersi che non fosse un sogno. "Il libro… cioè la clessidra ci ha portati qui? Ci ha trasportati in un altro tempo?"
Mentre cercavano di orientarsi, un gruppo di cavalieri apparve dalla direzione del castello. Erano vestiti con armature scintillanti, e i loro elmi decorati con piume colorate. Uno di loro, un uomo dal viso severo e segnato da cicatrici, si fermò davanti a Luca e Giulia, scrutandoli con attenzione.
"Voi due, chi siete? E come osate presentarvi al cospetto del castello di re Aethelric senza un'adeguata presentazione?" chiese il cavaliere con voce autoritaria e la mano posata sull'elsa della sua spada.
Giulia, spaventata cercò di mantenere la calma, si fece avanti. "Siamo… viaggiatori, signore. Abbiamo perso la strada e… ci siamo ritrovati qui per caso."
Il cavaliere li guardò con sospetto. "Viaggiatori, dite? Da dove venite, allora? Le vostre vesti sono strane."
Luca, rendendosi conto della situazione delicata, cercò di rispondere con cautela. "Veniamo da un luogo lontano, molto lontano. Non intendiamo recare danno a nessuno, siamo solo alla ricerca di risposte."
Il cavaliere li fissò per un lungo momento, poi abbassò lo sguardo sul pendente che in quel momento Giulia portava al collo. I suoi occhi si allargarono leggermente, come se avesse riconosciuto quel simbolo.
"Quella clessidra… è un segno antico, uno di cui si narra nelle leggende di questo regno," disse il cavaliere, con un tono più rispettoso. "Forse non siete semplici viaggiatori."