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La Biblioteca del Tempo

Terza parte

Mentre la festa continuava e gli ospiti si deliziavano con cibi e bevande, Dama Isolde raggiunse la sala del trono, riuscendo ad avvicinarsi al re, che sedeva al suo posto d’onore, già circondato da diversi cortigiani e cavalieri.

"Maestà," sussurrò la dama, emergendo dall'ombra e attirando l'attenzione del re. "Il vino che vi sarà servito è avvelenato. È un complotto di Lord Eadric. Dovete agire subito!" gli sussurrò all'orecchio con discrezione.

Re Aethelric la guardò con uno sguardo serio, ma riconobbe la sincerità e l’urgenza nelle sue parole. Con un cenno appena percettibile, chiamò il suo coppiere di fiducia e gli ordinò di chiamare Lord Eadric e di portare il calice di vino del re. Il coppiere fece come gli era stato detto.

Quando il calice avvelenato fu offerto a Lord Eadric, il nobile non poté rifiutare, soprattutto sotto gli occhi attenti della corte. Con una finta risata, sollevò il calice e lo portò alle labbra, ma prima che potesse bere, re Aethelric si alzò, alzando una mano per fermarlo.

"Lord Eadric," disse il re con voce ferma, "in segno della nostra fiducia reciproca, io brinderò con voi." Prese un secondo calice dal tavolo, e guardò negli occhi il nobile.

Eadric, pallido e visibilmente nervoso, tentò di mascherare la sua inquietudine, ma sapeva di essere stato scoperto. Non poteva ritirarsi senza destare sospetti, ma sapeva anche che bere da quel calice lo avrebbe condannato.

Fu in quel momento che Luca intervenne, fingendo di inciampare proprio davanti a Lord Eadric, facendo cadere il calice dalle mani del nobile e rovesciando il vino sul pavimento.

"Oh, che disastro!" esclamò Luca, scusandosi in maniera teatrale. "Il calice! Spero che il vino non fosse troppo prezioso…"

Re Aethelric colse l'occasione. "Non importa," disse il re, fissando Lord Eadric con uno sguardo che non ammetteva repliche. "Sembrerebbe che il destino abbia deciso diversamente per questa notte."

Un mormorio si diffuse nella sala mentre il vino, scuro come la notte, macchiava le pietre del pavimento. Lord Eadric rimase immobile.

Re Aethelric con una calma glaciale si alzò in piedi, il suo sguardo puntato dritto su Eadric. "Lord Eadric," disse con voce fredda e tagliente come l'acciaio, "il vostro complotto è stato sventato non per grazia divina, ma per l’attenzione e il coraggio di coloro che mi circondano."

Eadric tentò di protestare, ma le parole gli morirono in gola mentre il re lo fissava. "Avete tentato di assassinarmi, di tradire il vostro sovrano e il vostro regno. Un crimine così vile non può restare impunito."

Il re fece un cenno alle guardie, che immediatamente afferrarono Lord Eadric per le braccia, impedendogli ogni tentativo di fuga. "Vi sarà concesso un processo," continuò Aethelric, la sua voce risonante nella sala, "ma la vostra colpevolezza è già evidente a tutti. Sarete condannato per alto tradimento."

Il giorno seguente, Lord Eadric fu portato davanti a un consiglio ristretto, composto dai più fidati consiglieri del re, tra cui Dama Isolde. Nonostante le sue suppliche e i tentativi di difendersi, la sua condanna fu rapida e inevitabile.

"Per i crimini di tradimento contro la corona," dichiarò re Aethelric al termine del processo, "Lord Eadric sarà esiliato dal regno, privato di tutti i suoi titoli e proprietà. Vivrà il resto dei suoi giorni lontano da queste terre, come un uomo senza nome e senza onore. E ovunque andrà, porterà con sé il peso del suo fallimento."

Le parole del re erano definitive, e Lord Eadric, ora un uomo distrutto, fu condotto fuori dal castello sotto la sorveglianza delle guardie. La sua figura, un tempo fiera, ora non era altro che un’ombra piegata dal peso della vergogna e del disonore.

Mentre la vita al castello tornava alla normalità, Giulia e Luca sapevano che il loro tempo in quel mondo stava per giungere al termine. Il pendente della clessidra aveva cominciato a emanare una luce diversa, più intensa, come se li stesse richiamando a casa.

Quel giorno il sole stava calando all’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature arancioni e rosate che riflettevano sulle colline verdi che circondavano il castello. Giulia e Luca si trovavano nel giardino del palazzo, la brezza serale che accarezzava i loro volti mentre si preparavano a salutare i loro amici e alleati. Re Aethelric e la principessa Elowen si avvicinarono a loro, "È giunto il momento di dirvi addio," disse il re. "La vostra presenza qui è stata una benedizione per il nostro regno. Avete dimostrato coraggio e saggezza che pochi possiedono."

La principessa Elowen, con gli occhi lucidi, aggiunse: "Non dimenticherò mai il vostro aiuto. Grazie a voi, abbiamo potuto salvare il nostro regno e mantenere la pace. Vi porteremo sempre nei nostri cuori."

Giulia e Luca si scambiarono uno sguardo commosso. "Grazie a voi," disse Giulia, "per averci accolto e per averci dato l’opportunità di vivere un’avventura così straordinaria."

Luca annuì, "Questo posto e le persone che abbiamo incontrato resteranno sempre con noi."

Proprio in quel momento, il pendente della clessidra al collo di Giulia iniziò a brillare di una luce intensa e pulsante. La luce cresceva di intensità, illuminando il giardino con un bagliore dorato che sembrava avvolgere ogni cosa. Il tempo sembrava rallentare, e un senso di vertigine avvolse i due ragazzi, come se stessero per essere sollevati dal terreno e trasportati altrove.

Giulia e Luca si abbracciarono mentre la luce della clessidra li avvolgeva completamente, i loro occhi si riempirono di un ultimo sguardo ai loro amici. Il calore della luce divenne sempre più intenso, e in un battito di ciglia, la scena del castello svanì.

Quando anche la luce svanì e la sensazione di movimento cessò, Giulia e Luca si ritrovarono di nuovo nella biblioteca della Scuola Media "Giovanni Verga". Era come se non fosse passato neanche un secondo dal loro arrivo nel regno medievale. La biblioteca era immersa nel silenzio, e il pendente della clessidra giaceva tranquillo al collo di Giulia, la sabbia all'interno era di nuovo immobile.

Luca guardò il pendente "Pensi che qualcuno ci crederà mai?" chiese.

Giulia sorrise enigmaticamente "Forse no… ma abbiamo vissuto qualcosa che nessun altro potrà mai capire completamente. La profezia è stata compiuta, e il regno che abbiamo lasciato è ora al sicuro e in pace. E chissà," aggiunse con un accenno di mistero, "forse un giorno ci ritroveremo di nuovo in un'altra epoca, pronti per un nuovo viaggio."

Giulia ripose il libro tornato alla sua forma originaria e l'incantesimo che aveva evocato avventure straordinarie era terminato. 

Le luci della biblioteca erano più tenui ora, con i raggi del sole che filtravano attraverso le alte finestre, creando giochi di luce sul pavimento. La polvere che danzava nei raggi di sole sembrava un ricordo muto di un’avventura che era appena finita.

Proprio in quel momento, la porta alle loro spalle si aprì con un lieve scricchiolio e Arturo entrò "Allora ragazzi, avete trovato quello che cercavate?" 

Giulia alzò lo sguardo "Abbiamo trovato più di quanto avessimo immaginato," rispose.

Luca, accanto a lei, annuì. "Abbiamo scoperto molto più di quanto ci aspettassimo. È stato un viaggio davvero incredibile."

"E come sempre," disse Arturo con un’aria di mistero, "ci sono storie che devono essere scoperte e alcuni segreti devono essere svelati, come le pagine di un libro ben scritto."

Arturo si avvicinò ai ragazzi, osservando i libri disposti nelle pareti tutt'intorno con uno sguardo che sembrava leggerne i segreti nascosti. "La biblioteca ha il suo modo di proteggere i misteri che custodisce. Ogni avventura, ogni viaggio, è solo un capitolo in una storia più grande."

I due ragazzi si avviarono verso l’uscita, Arturo li osservò mentre chiudeva la porta della biblioteca dietro di loro. Si girò verso i libri, i suoi occhi si posero su un volume particolare. Arturo lo aprì.

La biblioteca rimase in silenzio, custode dei suoi segreti, nascosti tra le pagine dei libri e le ombre della conoscenza.

 

Fine